L’omaggio di Ruffino alla tradizione toscana del vino dolce da appassimento, il simbolo dell’ospitalità toscana per antonomasia.
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Confezione | 375 ml |
Certificazioni | D.O.C. |
Regione | Toscana |
Nazione | Italia |
Ruffino - Dal 1877 - Vini Premiati nel Cuore della Toscana
Ruffino nasce nel 1877 a Pontassieve dall’intuito di due cugini, Ilario e Leopoldo. La loro ambizione è che il vino apprezzato nelle loro terre possa piacere anche a chi non abbia la fortuna di poterlo degustare tutti i giorni, e viva, magari, molto lontano. Fu un successo immediato e vorticoso, costruito sulla bontà dei vini e su una accortezza imprenditoriale ai tempi non comune.
Il vino dei cugini Ruffino era infatti piaciuto da subito, tanto che nel 1895 a Bordeaux al Chianti Ruffino viene conferita la medaglia d’oro. I successi si susseguono e già all’inizio del XX secolo questi successi portano a identificare Ruffino come sinonimo di vino italiano nel mondo attraverso il Chianti.
Sono gli anni della nascita di una vera e propria icona dell’enologia italiana, Riserva Ducale, che nel 1927 celebra uno degli ammiratori più illustri di Ruffino, il duca d’Aosta che aveva scelto proprio questo vino per imbandire le tavole della corte del Re d’Italia.
Riserva Ducale è solo una delle impronte lasciate da Ruffino nella storia dell’enologia italiana, segnata anche dall’iconico fiasco, bottiglia simbolo dell’intera categoria Chianti, conosciuto al mondo proprio grazie al Chianti Ruffino.
Serelle - D.O.C. - Vin Santo del Chianti
L’omaggio di Ruffino alla tradizione toscana del vino dolce da appassimento, il simbolo dell’ospitalità toscana per antonomasia.
Dietro al Vino
Serelle è il Vin Santo del Chianti di Ruffino, prodotto da appassimento sui graticci di Trebbiano e Malvasia nella suggestiva “vinsantaia” di Gretole. Sebbene la prima menzione ufficiale di vinsanto nel 1773, in seno al trattato di Cosimo Villifranchi sui vini toscani (“Oenologia Toscana”), non ci sono dubbi che questo vino sia prodotto da secoli.
Infatti, a partire dal Medioevo, il vinsanto ha sempre avuto un posto di onore nell’enologia toscana. Ci sono molti aneddoti sull’origine del nome. Uno di questi narra di frati che a partire dal XIV secolo erano soliti distribuire ai malati il vino che avevano utilizzato durante la messa (da cui l’appellativo “santo”), confidando nelle sue virtù terapeutiche. Un’altra di queste storie narra che al patriarca greco in visita a Firenze nel 1349, tale Bessarione, fu servito un vino locale dolce: dopo averlo bevuto, il patriarca pare abbia esclamato: “Ma questo è vino di Xanthos”, un’isola greca dove si producevano celebri vini dolci. I commensali italiani capirono “santo” e cominciarono a chiamare così questo vino dolce. Altre ipotesi connettono il termine santo al fatto che la fine dell’appassimento coincideva con la settimana santa cattolica.
Fu solo nell’800 che inizia la lenta “proletarizzazione” del vinsanto: anche i contadini, non solo i più facoltosi o gli ecclesiastici, cominciarono a produrre, insieme al vino secco, anche piccole partite di vino dolce da servire in occasioni speciali alle persone più care. Questa usanza è ancora viva fra i contadini toscani.
Vin Santo del Chianti D.O.C.
L’arrivo della DOC nel 1997 ha permesso di portare chiarezza in una tipologia di vino equivocata con altre. Per esempio, si consideravano “vin santo” vini liquorosi addizionati di alcool dopo la fermentazione. Il Vin Santo DOC è fatto solo di uve a bacca bianca a predominanza Trebbiano e Malvasia (almeno 70%) appassite sui graticci e con la gradazione alcolica naturale.
L’uva deve subire appassimento naturale per raggiungere un contenuto zuccherino non inferiore al 26% e può essere ammostata non prima del primo dicembre e non oltre il primo marzo successivo alla vendemmia. La vinificazione e l’affinamento devono avvenire in recipienti di legno (caratelli) di capacità non superiore ai 5 ettolitri. L’immissione al consumo non può avvenire prima del primo novembre del terzo anno successivo alla vendemmia.
Durante la raccolta, vengono preferite uve spargole, bucce spesse e ricche di tannini, il giusto compromesso fra uve che sappiano difendersi da muffa e marciume e che possono garantire un soddisfacente processo di disidratazione. Infatti, appesi nella tradizionale vinsantaia, ambiente caratterizzato da una costante ventilazione, i grappoli di Trebbiano e Malvasia, vengono appassiti molto lentamente fino a dicembre. Il mosto ottenuto dopo la pressatura, vischioso per l’alta concentrazione di zuccheri e sali minerali, viene trasferito in fusti di rovere da 225 litri in ambiente termocondizionato a 15/17°C per la fermentazione alcolica che prosegue fino a tutto il mese di marzo. Il Vin Santo viene poi travasato in fusti puliti dove affina, in un processo ossidativo, per 3 anni circa
Tipologia
Vin Santo del Chianti D.O.C.
Uve
Malvasia del Chianti e Trebbiano Toscano, gran parte delle quali provenienti dalle tenute Gretole e La Solatia
Affinamento
Dopo la fermentazione in fusti di rovere, 3 anni di ulteriore affinamento in legno
Profumo
Complesso e intenso, caldo e inebriante: un caleidoscopio di profumi fra frutta candita, miele, nocciola e cenni agrumati
Sapore
Piacevole fragranza gustativa in cui la dolcezza è mitigata da una spina di freschezza che conduce a un finale persistente quanto lungo
Alcool
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