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Vinicio Momoli


Antologia Critica - Renato Barilli - Il Trionfo del Nesso



E' subito evidente che il lavoro di Vinicio Momoli si ispira al Minimalismo, grande ed essenziale movimento emerso nel quadro della rivoluzione sessantottesca, soprattutto perché ha insegnato a tutti la necessità di invadere lo spazio con forme massicce e di totale inerzia materica. Ma quel movimento, nelle versioni dei principali esponenti, Bob Morris, Donald Judd, Carl Andre, e perfino nei neon di Dan Flavin, soffriva di una tara fastidiosa, confermava cioè la dipendenza da un codice morfologico fondato sull'angolo retto, sul diedro tagliente ed altre soluzioni di totale soggezione al vecchio astrattismo geometrico, anche se rinnovato immettendovi all'interno forti dosi di materialità allo stato puro.



Del resto, proprio il capofila Morris dopo poco ha ben compreso l'inattualità parziale della loro prima versione e ha capovolto il prodotto passando a praticare una radicale Anti-form, affidandosi a materiali tipicamente soft, quali i feltri molli e cascanti.
Momoli ha effettuato pure lui questa decisiva correzione, avvalendosi fin dall'inizio del suo percorso di materiali più che altro di origine organica, legno, stoffa, o anche pietra, ma proveniente da remoti scavi geologici, da cui ha preso pure la modalità anch'essa primigenia della stratificazione, procedendo a livelli multipli e sovrapposti.
Ma soprattutto, a evitare i rigorismi dell'astrazione geometrica, il nostro artista ha fatto ricorso a due espedienti: l'introduzione del colore, un fattore, questo, del tutto ignorato dai Minimalisti nel loro primo tempo, che volevano far parlare solo il carattere hard delle superfici metalliche.



Momoli invece ha piacevolmente intervallato le varie giaciture, come farebbe una brava massaia nel confezionare un piatto di lasagne, procedendo quindi a collocare in alternanza uno strato di pasta e uno sovrapposto di condimento, in genere sovrabbondante e quindi tracimante al di là dello spazio assegnatogli. Passando dal codice domestico della cucina a quello altrettanto originario dell'arte muratoria, potremmo anche dire che, proprio come un muratore nel posare mattone su mattone, Momoli ha procurato che la calce uscisse fuori dai bordi.



Ma soprattutto, ha voluto che la forza di gravità entrasse in gioco, e dunque, quegli strati pur stesi in orizzontale, si sono fatti panciuti al loro centro, subendo il peso di quanto veniva accumulato sopra di loro. A questo modo potremmo anche dire che il Nostro è transitato subito alla fase dell'Antiform, senza farsi schiacciare troppo da esigenze di rigorismo formale. Ciò è avvenuto anche quando, in apparente ossequio ai precetti iniziali del Minimalismo, ha lasciato perdere i materiali poveri e spontanei di un'arte muratoria casalinga per adottare lamiere metalliche, magari arieggianti un design intento a fabbricare piani di tavoli secondo modalità irreprensibili, e dunque con tesa orizzontalità.
Ma anche in questo caso mi sembra che si possa sempre intravedere un incurvarsi di quei piani al loro centro, vittime anch'essi di una provvida forza di gravità pronta a inserire una nota di organicità.



Del resto, basta esaminare il titolo globale che Momoli dà alle sue varie proposte, Nexiture, un neologismo denso di significati polivalenti. Ci sta la nozione della tessitura, a confermare un'ispirazione pur sempre di origine organica. Infatti i tessuti si incontrano in natura, o anche nei prodotti artificiali, purché fatti di soffici fibre in definitiva ricavate dal mondo vegetale o animale. Il concetto del legare contestualmente è poi ribadito da quel nexus pronto ad aggiungersi, e così a ribadire la volontà di pervenire a una proposta originale e inconfondibile. Ci sono poi altre utili varianti, a questo "nesso", a questo nodo gordiano, che l'artista decide di infrangere con un gesto eloquente.



Qualche volta gli strati di pietra si innalzano in verticale, ma questo non impedisce la volontà dell'artista di lasciarvi un segno, sembra infatti che egli intenda scagliarvisi contro, trapassarli da parte a parte, imprimendovi una sagoma in negativo. E' anche questo un modo per dichiarare che ai materiali minimali non spetta mai l'ultima parola, ma che su di essi l'artista intende sempre lasciare una impronta. Oppure egli si dà a comporli tra loro, a cercare di inscatolarli reciprocamente, anche qui, in fondo, agendo come i nostri remoti antenati che per fabbricarsi luoghi di rifugio mettevano assieme delle lastre prelevate dal suolo.



L'idea del legamento, insomma, regge tutta la produzione di Momoli, al punto tale che talvolta decide di fare a meno dei pieni e di mettere in evidenza solo i vuoti, mettendo a nudo il reticolo dei contorni che avrebbero dovuto incastonare i diversi frammenti prelevati dal mondo esterno. C'è poi di nuovo un omaggio al Minimalismo, nella versione di Flavin, in quanto Momoli non rinuncia ad affidare questa sua decisione di praticare il nesso con ricorso al neon. Tutto si tiene, tutto si lega, in una vasta operazione di bricolage giocato su tasti molteplici.


Biografia



Vinicio Momoli nasce a San Giorgio delle Pertiche, Padova, nel 1942, in quel territorio padovano, dove si sono espressi, nel corso dei secoli, alcuni dei maggiori artisti e studiosi italiani ed europei. La sua vivacità e la sua curiosità l'hanno portato, fin da giovane, a viaggiare e a muoversi attraverso il mondo dell'arte e della cultura, mettendolo in contatto con le avanguardie parigine e newyorkesi, dando inizio alla sua originale ricerca espressiva, riconducibile al pensiero minimalista e alla semplicità della forma-materia-colore.
Prevalentemente attivo tra Castelfranco Veneto e Parigi, ha esposto soprattutto in Europa, Canada e Stati Uniti. Ha partecipato alle biennali del Kuwait, di Pechino e di Venezia. Il suo esordio data dei primi anni settanta. Già nel 1971 partecipa a diverse collettive in Veneto e nel 1974 espone alla Galleria Harrison Club di New York.
Dopo New York, partecipa ad alcune personali e collettive in gallerie e spazi espositivi dislocati sul territorio nazionale. Nel 1984 partecipa alla mostra "Nouvelles Perspectives" allo spazio Bonvin dell'UNESCO, a Parigi. Nel 1986 espone alla Galleria Meeting di Mestre (VE) e pubblica il catalogo "Il volo di Icaro" con il testo "Messaggi d'amore" di Giorgio Ruggeri. Nel 1989 presenta a Castelfranco Veneto la mostra "Ultimi Lavori 88-89" presso Casa di Giorgione, con testo in catalogo di Roberto Daolio e, l'anno successivo, a Monaco di Baviera, alla Galleria Hartmann.



Nel 1991 è invitato a Parigi a esporre nell'Espace Picasso del Palazzo dell'UNESCO, con testi in catalogo di Omar Calabrese e di Giulio Ciavoliello.




Tra il 1991 e il 1993 espone a Parigi al Grand Palais nell'ambito di "Réalitées Nouvelles"; a Vienna (Austria) alla Galleria Licandro; a Valencia, Spagna, alla Galleria Rita Garcia, con testo in catalogo di David Perez e a Palma de Mallorca alla Galleria Gianni Giacobbi; a Taranto alla Galleria Extra, con testo in catalogo di Valerio Dehò ; a Roma alla Galleria Fontanella Borghese, con testo in catalogo di Luigi Meneghelli. Nel 1994 è invitato alle mostre "Diecidue Arte" a Milano e "L'Uovo di Struzzo" a Torino, con testi in catalogo di Pierre Restany e di Boris Brollo. Nello stesso anno partecipa, come invitato, alla Galleria Pohlhammer dell'Arbeitswelt Museum di Steyr (Austria) e a Treviso, negli spazi espositivi di Cà dei Carraresi. Ancora a Palma di Mallorca, alla Galleria Gianni Giacobbi, nel 1995.



Nel 1996 espone a Cittadella, "I segreti del luogo" e a Parigi a "Espace Branly-Tour Eiffel". Nel 1997 è invitato a Torino nell'ambito della mostra "Và pensiero, Arte Italiana 1984-1996" ed espone alla Galleria Pohlhammer dell'Arbeitswelt Museum di Steyr, Austria, con testo in catalogo di Martin Hochleitner. Nel 1998 è invitato a Santillana del Mar (Santander, Spagna) a Las Casas del Aguila y La Parra, con testi in catalogo di Marcos-Ricardo Barnatàn e Francisco Javier Lòpez Marcano. La mostra è stata presentata anche in occasione della Fiera Internazionale d'Arte Contemporanea di Madrid "ARCO". Personale a Verona alla Galleria La Giarina, e invito al Symposium Internazionale "Scogliera viva" a Caorle (Venezia) dove è rimasta la sua scultura; nel 1998 e nel 1999, a Palma de Mallorca, Galleria Gianni Giacobbi. Nel 2000 è invitato a Bologna, con mostra personale, alla Galleria g7 e alla Biennale d'arte contemporanea del Kuwait (Emirati Arabi). Poi, nel 2001, realizza l'istallazione "Insense", a Sens, Francia, negli Anciens Bâtiments Municipaux de la Ville. Espone a Casier, Spazio Juliet ; a Parigi, Galerie Weiler; a Trieste, Juliet's Room.



Nel 2002, ancora a Parigi, alla Galerie Weiler. Mostre all'Abbazia di Spineto (Siena), a Torrelavega (Spagna), al Centro Nacional de Fotografia "Parole nell'Aria", con testo in catologo di Mariano Navarro e nuovamente in Spagna, all'Università di Leòn, "Coin d'air", con testo in catalogo di Maria José Corominas Madurell. A distanza di un anno è invitato a Madrid, alla Galleria Tiempos Modernos e a Palma de Mallorca, alla Galleria Gianni Giacobbi. In occasione del suo XXV anniversario, l'Università di Leòn commissiona una scultura monumentale da collocare nel Campus e organizza una personale, con testo in catalogo di Javier Hernando Carrasco. La II Biennale di Pechino del 2005 lo accoglie con l'opera "Towards the future", acquistata dal Ministero della cultura cinese.





Nel 2006 vince il concorso internazionale "Public Art" di Toronto con il progetto "Contrappunto", per la realizzazione di ventotto opere, in smalto su vetro, collocate all'esterno del "One City Hall". Espone, inoltre, al Museo Pagani di Castellanza (Varese), "Formaperdere", con testo in catalogo di Emma Zanella.



Il 2007 è l'anno della grande retrospettiva "1987-2007" a Castelfranco Veneto, negli spazi più importanti della città: Casa del Giorgione, Teatro Accademico, Sagrato del Duomo, Giardini del Castello, dove è installata una sua opera permanente in pietra di Asiago "Contraccanto". In quest'occasione è pubblicato il catalogo "Nexiture" con l'introduzione di Javier Hernando Carrasco e Edoardo di Mauro e le recensioni di quattordici importanti critici. Nello stesso anno la Fondazione Credito Trevigiano acquisisce l'opera in pietra di Asiago "Grande verde" per il giardino della sede di Villa Emo, Fanzolo di Vedelago (Treviso).



Nel 2009 è invitato alla 53° Biennale d'arte di Venezia, dove presenta "Nexiture Contact", scultura monumentale permanente, installata nell'isola della Certosa, nell'ambito del progetto "La Città Ideale". Espone allo Spazio Thetis dell'Arsenale di Venezia "L'Astrazione Infinita" e, a Daverio (Varese), alla Galleria Villa Morotti.



Nel 2010, mostra alla Galerie Weiler di Parigi e allo Spazio 10 Watt di Milano. Nel 2011 espone ancora a Palma di Mallorca, alla Galeria Carlos Roldos.





Il 2012 vede quattro eventi importanti: Bergamo, alla Bianchi Store con l'installazione permanente dell'opera "Epic Nexiture"; Madrid, personale alla Galeria Tiempos Modernos; Bovezzo (Brescia) vince il concorso per la posa dell'opera monumentale permanente "Ombre di via Brede"; Leòn (Spagna), personale all'Ateneo Cultural El Albéitar, Università di Leòn.
Nel 2013 espone la personale "Nexiture Celate" alla galleria Zero Gallery di Treviglio, Bergamo; alla Galleria RezArte Contemporanea di Reggio Emilia "Veneto Today" e allo Spazio Lazzari di Treviso "Natura e Artificio".



Primavera - estate 2014: personale "Nexiture" a Castelfranco Veneto (Treviso), nella Torre Civica recentemente restaurata e nei Giardini del Castello.



La stessa mostra ha avuto seguito nell'Abbazia di Spineto, a Sarteano (Siena) e nell'ambito dell'Artfestival "Passkey" nella sala Comunale di Sarteano (Siena).









Settembre 2014 -  Monaco, Montecarlo - 24° Monaco Yacht Show esposizione opere permanenti nello Yacht "Entourage47".
Novembre 2014 a Guastalla (R.E.), Palazzo Ducale – curatrice della mostra "Paesaggi sconosciuti", dott.ssa Elena Giampietri.



Nel 2015 Cipriani Venezia "The International Yacht & Aviation Awards 2015, personale a Somma Lombardo (Varese),  Malpensa "Ritmi Percettivi”.



2015 partecipa alle mostre collettive di scultura a Piazzola Sul Brenta (Padova) – “II Biennale Scultura” e in settembre al Parc du Cap Martin (Francia) a "Les Journées de L'Art-Bre 2015". 
A Torino in ottobre "Qui ed Allora" attualità del post moderno italiano, curatore della mostra Prof. Edoardo Di Mauro.
2016 Madrid , Galeria Tiempos Modernos "30 OBRAS" con Chillida, Arroyo, Alechinsky, Valdés ... , curatrice Carmen Palacio.
Maggio 2016, Barasso (Varese) “ST.ART” OFFICINE CREATIVE – partecipa alla Mostra “Cortocircuito” Arte e Crudeltà.



Giugno 2016, Toronto (Canada) – Intallazione “The Brain Project” 2016.





Agosto-Settembre 2106, Procida (Napoli) – Chiesa di Santa Margherita Nuova - Mostra “Forme nell’isola”.


Opere Vinicio Momoli

Vinicio Momoli


Antologia Critica - Renato Barilli - Il Trionfo del Nesso



E' subito evidente che il lavoro di Vinicio Momoli si ispira al Minimalismo, grande ed essenziale movimento emerso nel quadro della rivoluzione sessantottesca, soprattutto perché ha insegnato a tutti la necessità di invadere lo spazio con forme massicce e di totale inerzia materica. Ma quel movimento, nelle versioni dei principali esponenti, Bob Morris, Donald Judd, Carl Andre, e perfino nei neon di Dan Flavin, soffriva di una tara fastidiosa, confermava cioè la dipendenza da un codice morfologico fondato sull'angolo retto, sul diedro tagliente ed altre soluzioni di totale soggezione al vecchio astrattismo geometrico, anche se rinnovato immettendovi all'interno forti dosi di materialità allo stato puro.



Del resto, proprio il capofila Morris dopo poco ha ben compreso l'inattualità parziale della loro prima versione e ha capovolto il prodotto passando a praticare una radicale Anti-form, affidandosi a materiali tipicamente soft, quali i feltri molli e cascanti.
Momoli ha effettuato pure lui questa decisiva correzione, avvalendosi fin dall'inizio del suo percorso di materiali più che altro di origine organica, legno, stoffa, o anche pietra, ma proveniente da remoti scavi geologici, da cui ha preso pure la modalità anch'essa primigenia della stratificazione, procedendo a livelli multipli e sovrapposti.
Ma soprattutto, a evitare i rigorismi dell'astrazione geometrica, il nostro artista ha fatto ricorso a due espedienti: l'introduzione del colore, un fattore, questo, del tutto ignorato dai Minimalisti nel loro primo tempo, che volevano far parlare solo il carattere hard delle superfici metalliche.



Momoli invece ha piacevolmente intervallato le varie giaciture, come farebbe una brava massaia nel confezionare un piatto di lasagne, procedendo quindi a collocare in alternanza uno strato di pasta e uno sovrapposto di condimento, in genere sovrabbondante e quindi tracimante al di là dello spazio assegnatogli. Passando dal codice domestico della cucina a quello altrettanto originario dell'arte muratoria, potremmo anche dire che, proprio come un muratore nel posare mattone su mattone, Momoli ha procurato che la calce uscisse fuori dai bordi.



Ma soprattutto, ha voluto che la forza di gravità entrasse in gioco, e dunque, quegli strati pur stesi in orizzontale, si sono fatti panciuti al loro centro, subendo il peso di quanto veniva accumulato sopra di loro. A questo modo potremmo anche dire che il Nostro è transitato subito alla fase dell'Antiform, senza farsi schiacciare troppo da esigenze di rigorismo formale. Ciò è avvenuto anche quando, in apparente ossequio ai precetti iniziali del Minimalismo, ha lasciato perdere i materiali poveri e spontanei di un'arte muratoria casalinga per adottare lamiere metalliche, magari arieggianti un design intento a fabbricare piani di tavoli secondo modalità irreprensibili, e dunque con tesa orizzontalità.
Ma anche in questo caso mi sembra che si possa sempre intravedere un incurvarsi di quei piani al loro centro, vittime anch'essi di una provvida forza di gravità pronta a inserire una nota di organicità.



Del resto, basta esaminare il titolo globale che Momoli dà alle sue varie proposte, Nexiture, un neologismo denso di significati polivalenti. Ci sta la nozione della tessitura, a confermare un'ispirazione pur sempre di origine organica. Infatti i tessuti si incontrano in natura, o anche nei prodotti artificiali, purché fatti di soffici fibre in definitiva ricavate dal mondo vegetale o animale. Il concetto del legare contestualmente è poi ribadito da quel nexus pronto ad aggiungersi, e così a ribadire la volontà di pervenire a una proposta originale e inconfondibile. Ci sono poi altre utili varianti, a questo "nesso", a questo nodo gordiano, che l'artista decide di infrangere con un gesto eloquente.



Qualche volta gli strati di pietra si innalzano in verticale, ma questo non impedisce la volontà dell'artista di lasciarvi un segno, sembra infatti che egli intenda scagliarvisi contro, trapassarli da parte a parte, imprimendovi una sagoma in negativo. E' anche questo un modo per dichiarare che ai materiali minimali non spetta mai l'ultima parola, ma che su di essi l'artista intende sempre lasciare una impronta. Oppure egli si dà a comporli tra loro, a cercare di inscatolarli reciprocamente, anche qui, in fondo, agendo come i nostri remoti antenati che per fabbricarsi luoghi di rifugio mettevano assieme delle lastre prelevate dal suolo.



L'idea del legamento, insomma, regge tutta la produzione di Momoli, al punto tale che talvolta decide di fare a meno dei pieni e di mettere in evidenza solo i vuoti, mettendo a nudo il reticolo dei contorni che avrebbero dovuto incastonare i diversi frammenti prelevati dal mondo esterno. C'è poi di nuovo un omaggio al Minimalismo, nella versione di Flavin, in quanto Momoli non rinuncia ad affidare questa sua decisione di praticare il nesso con ricorso al neon. Tutto si tiene, tutto si lega, in una vasta operazione di bricolage giocato su tasti molteplici.


Biografia



Vinicio Momoli nasce a San Giorgio delle Pertiche, Padova, nel 1942, in quel territorio padovano, dove si sono espressi, nel corso dei secoli, alcuni dei maggiori artisti e studiosi italiani ed europei. La sua vivacità e la sua curiosità l'hanno portato, fin da giovane, a viaggiare e a muoversi attraverso il mondo dell'arte e della cultura, mettendolo in contatto con le avanguardie parigine e newyorkesi, dando inizio alla sua originale ricerca espressiva, riconducibile al pensiero minimalista e alla semplicità della forma-materia-colore.
Prevalentemente attivo tra Castelfranco Veneto e Parigi, ha esposto soprattutto in Europa, Canada e Stati Uniti. Ha partecipato alle biennali del Kuwait, di Pechino e di Venezia. Il suo esordio data dei primi anni settanta. Già nel 1971 partecipa a diverse collettive in Veneto e nel 1974 espone alla Galleria Harrison Club di New York.
Dopo New York, partecipa ad alcune personali e collettive in gallerie e spazi espositivi dislocati sul territorio nazionale. Nel 1984 partecipa alla mostra "Nouvelles Perspectives" allo spazio Bonvin dell'UNESCO, a Parigi. Nel 1986 espone alla Galleria Meeting di Mestre (VE) e pubblica il catalogo "Il volo di Icaro" con il testo "Messaggi d'amore" di Giorgio Ruggeri. Nel 1989 presenta a Castelfranco Veneto la mostra "Ultimi Lavori 88-89" presso Casa di Giorgione, con testo in catalogo di Roberto Daolio e, l'anno successivo, a Monaco di Baviera, alla Galleria Hartmann.



Nel 1991 è invitato a Parigi a esporre nell'Espace Picasso del Palazzo dell'UNESCO, con testi in catalogo di Omar Calabrese e di Giulio Ciavoliello.




Tra il 1991 e il 1993 espone a Parigi al Grand Palais nell'ambito di "Réalitées Nouvelles"; a Vienna (Austria) alla Galleria Licandro; a Valencia, Spagna, alla Galleria Rita Garcia, con testo in catalogo di David Perez e a Palma de Mallorca alla Galleria Gianni Giacobbi; a Taranto alla Galleria Extra, con testo in catalogo di Valerio Dehò ; a Roma alla Galleria Fontanella Borghese, con testo in catalogo di Luigi Meneghelli. Nel 1994 è invitato alle mostre "Diecidue Arte" a Milano e "L'Uovo di Struzzo" a Torino, con testi in catalogo di Pierre Restany e di Boris Brollo. Nello stesso anno partecipa, come invitato, alla Galleria Pohlhammer dell'Arbeitswelt Museum di Steyr (Austria) e a Treviso, negli spazi espositivi di Cà dei Carraresi. Ancora a Palma di Mallorca, alla Galleria Gianni Giacobbi, nel 1995.



Nel 1996 espone a Cittadella, "I segreti del luogo" e a Parigi a "Espace Branly-Tour Eiffel". Nel 1997 è invitato a Torino nell'ambito della mostra "Và pensiero, Arte Italiana 1984-1996" ed espone alla Galleria Pohlhammer dell'Arbeitswelt Museum di Steyr, Austria, con testo in catalogo di Martin Hochleitner. Nel 1998 è invitato a Santillana del Mar (Santander, Spagna) a Las Casas del Aguila y La Parra, con testi in catalogo di Marcos-Ricardo Barnatàn e Francisco Javier Lòpez Marcano. La mostra è stata presentata anche in occasione della Fiera Internazionale d'Arte Contemporanea di Madrid "ARCO". Personale a Verona alla Galleria La Giarina, e invito al Symposium Internazionale "Scogliera viva" a Caorle (Venezia) dove è rimasta la sua scultura; nel 1998 e nel 1999, a Palma de Mallorca, Galleria Gianni Giacobbi. Nel 2000 è invitato a Bologna, con mostra personale, alla Galleria g7 e alla Biennale d'arte contemporanea del Kuwait (Emirati Arabi). Poi, nel 2001, realizza l'istallazione "Insense", a Sens, Francia, negli Anciens Bâtiments Municipaux de la Ville. Espone a Casier, Spazio Juliet ; a Parigi, Galerie Weiler; a Trieste, Juliet's Room.



Nel 2002, ancora a Parigi, alla Galerie Weiler. Mostre all'Abbazia di Spineto (Siena), a Torrelavega (Spagna), al Centro Nacional de Fotografia "Parole nell'Aria", con testo in catologo di Mariano Navarro e nuovamente in Spagna, all'Università di Leòn, "Coin d'air", con testo in catalogo di Maria José Corominas Madurell. A distanza di un anno è invitato a Madrid, alla Galleria Tiempos Modernos e a Palma de Mallorca, alla Galleria Gianni Giacobbi. In occasione del suo XXV anniversario, l'Università di Leòn commissiona una scultura monumentale da collocare nel Campus e organizza una personale, con testo in catalogo di Javier Hernando Carrasco. La II Biennale di Pechino del 2005 lo accoglie con l'opera "Towards the future", acquistata dal Ministero della cultura cinese.





Nel 2006 vince il concorso internazionale "Public Art" di Toronto con il progetto "Contrappunto", per la realizzazione di ventotto opere, in smalto su vetro, collocate all'esterno del "One City Hall". Espone, inoltre, al Museo Pagani di Castellanza (Varese), "Formaperdere", con testo in catalogo di Emma Zanella.



Il 2007 è l'anno della grande retrospettiva "1987-2007" a Castelfranco Veneto, negli spazi più importanti della città: Casa del Giorgione, Teatro Accademico, Sagrato del Duomo, Giardini del Castello, dove è installata una sua opera permanente in pietra di Asiago "Contraccanto". In quest'occasione è pubblicato il catalogo "Nexiture" con l'introduzione di Javier Hernando Carrasco e Edoardo di Mauro e le recensioni di quattordici importanti critici. Nello stesso anno la Fondazione Credito Trevigiano acquisisce l'opera in pietra di Asiago "Grande verde" per il giardino della sede di Villa Emo, Fanzolo di Vedelago (Treviso).



Nel 2009 è invitato alla 53° Biennale d'arte di Venezia, dove presenta "Nexiture Contact", scultura monumentale permanente, installata nell'isola della Certosa, nell'ambito del progetto "La Città Ideale". Espone allo Spazio Thetis dell'Arsenale di Venezia "L'Astrazione Infinita" e, a Daverio (Varese), alla Galleria Villa Morotti.



Nel 2010, mostra alla Galerie Weiler di Parigi e allo Spazio 10 Watt di Milano. Nel 2011 espone ancora a Palma di Mallorca, alla Galeria Carlos Roldos.





Il 2012 vede quattro eventi importanti: Bergamo, alla Bianchi Store con l'installazione permanente dell'opera "Epic Nexiture"; Madrid, personale alla Galeria Tiempos Modernos; Bovezzo (Brescia) vince il concorso per la posa dell'opera monumentale permanente "Ombre di via Brede"; Leòn (Spagna), personale all'Ateneo Cultural El Albéitar, Università di Leòn.
Nel 2013 espone la personale "Nexiture Celate" alla galleria Zero Gallery di Treviglio, Bergamo; alla Galleria RezArte Contemporanea di Reggio Emilia "Veneto Today" e allo Spazio Lazzari di Treviso "Natura e Artificio".



Primavera - estate 2014: personale "Nexiture" a Castelfranco Veneto (Treviso), nella Torre Civica recentemente restaurata e nei Giardini del Castello.



La stessa mostra ha avuto seguito nell'Abbazia di Spineto, a Sarteano (Siena) e nell'ambito dell'Artfestival "Passkey" nella sala Comunale di Sarteano (Siena).









Settembre 2014 -  Monaco, Montecarlo - 24° Monaco Yacht Show esposizione opere permanenti nello Yacht "Entourage47".
Novembre 2014 a Guastalla (R.E.), Palazzo Ducale – curatrice della mostra "Paesaggi sconosciuti", dott.ssa Elena Giampietri.



Nel 2015 Cipriani Venezia "The International Yacht & Aviation Awards 2015, personale a Somma Lombardo (Varese),  Malpensa "Ritmi Percettivi”.



2015 partecipa alle mostre collettive di scultura a Piazzola Sul Brenta (Padova) – “II Biennale Scultura” e in settembre al Parc du Cap Martin (Francia) a "Les Journées de L'Art-Bre 2015". 
A Torino in ottobre "Qui ed Allora" attualità del post moderno italiano, curatore della mostra Prof. Edoardo Di Mauro.
2016 Madrid , Galeria Tiempos Modernos "30 OBRAS" con Chillida, Arroyo, Alechinsky, Valdés ... , curatrice Carmen Palacio.
Maggio 2016, Barasso (Varese) “ST.ART” OFFICINE CREATIVE – partecipa alla Mostra “Cortocircuito” Arte e Crudeltà.



Giugno 2016, Toronto (Canada) – Intallazione “The Brain Project” 2016.





Agosto-Settembre 2106, Procida (Napoli) – Chiesa di Santa Margherita Nuova - Mostra “Forme nell’isola”.


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