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Giuseppe Corrado


Cenni Biografici: Una Scelta di Vita Radicale



Giuseppe Corrado nasce l’1 gennaio del 1960 a Montesano Salentino, in provincia di Lecce. All’età di 14 anni, s’iscrive al Liceo Artistico di Lecce, dove consegue il Diploma e, successivamente, decide di iscriversi all’Università di Scienze Motorie a Foggia. Dopo aver conseguito questo ulteriore titolo di studio, si avvia per una breve fase della sua vita all’attività scolastica di insegnante di educazione fisica, ma quello “spirito guerrier ch’entro mi rugge” (un furore creativo, vissuto come un principio di piacere insopprimibile) lo porta ad abbandonare la scuola e a dedicarsi all’attività di scultore e pittore.



Così egli compie una scelta di vita radicale e sicuramente anticonformista. Sarebbe stata molto più accomodante e sicura la scelta di una vita piccolo-borghese, posta al riparo da qualsiasi rischio e pericolo. Com’è evidente, in questa scelta, c’è molta volontà di trasgressione e di rottura, ma anche un’incrollabile fiducia nei propri mezzi artistici. Si tratta di una scelta che coinvolge totalmente la sua famiglia, a cominciare da Anna Maria, la sua splendida moglie. Però, a dire il vero, anche i suoi quattro figli si sono pienamente integrati in questo modus vivendi.



Egli, in pochissimo tempo, chiarisce, in primo luogo a se stesso, le sue inclinazioni attitudinali e, per questo, decide di dedicarsi, essenzialmente, alla scultura. Non esita a ritornare sui libri d’arte. Studia i classici greco-latini, l’iconografia medioevale e il rinascimento italiano, senza tuttavia consacrare la tradizione in assunti dogmatici. Comincia a interessarsi anche di avanguardia e sperimentazione, ma evitando i facili entusiasmi del conformismo e della moda.



Giuseppe Corrado alterna la pittura con la scultura, ma ben presto è la scultura a imporsi come un’attività prevalente (sebbene egli non abbandonerà mai del tutto la tela). Legge molto e segue il dibattito moderno sull’arte, le tesi estreme delle varie scuole e le tante polemiche che ne seguono. Il suo autore preferito è Giulio Carlo Argan. E’ attraverso questi multiformi interessi che egli comincia a formarsi un gusto estetico, destinato a diventare il suo stile.



Quando comincia questa avventura, egli ha 22 anni, ma quello “spirito guerrier” ruggiva, nella sua anima, da quasi un decennio, un periodo in cui le propensioni dell’indole avevano già disciplinato la mano e conseguito risultati. La fase del dubbio e, quindi, della compresenza, tra l’attività didattica e l’attività artistica, è finita per sempre. Giuseppe Corrado non si è mai pentito della sua scelta radicale.


Parigi: Un Premio Prestigioso



Sono passati oramai trent’anni abbondanti dalle prime esperienze naïf di Giuseppe Corrado e molte prove sono state affrontate e brillantemente superate: la scuola, il tirocinio, l’assimilazione dei modelli, la ricerca di un proprio linguaggio e anche la conquista di una sostanziale notorietà. Assai numerose sono anche le voci critiche che hanno riconosciuto il valore artistico delle sue opere e non solo in Italia. La conferma viene da un prestigioso riconoscimento culturale, attribuitogli nel mese di giugno del 2012 a Parigi, una città ch e evoca, a livello planetario, suggestioni di eccellenza nel campo delle arti, della creatività, della cultura e della ricerca. Qui gli è stato conferito, nel corso di una cerimonia solenne, il Diplôme de Médaille d’Argent in Arte ed è stato, nel contempo, individuato come il migliore scultore italiano vivente.


Un traguardo davvero eccezionale. Il prestigioso premio è il risultato di un’opera accurata di selezione, compiuta da esperti del settore che l’hanno effettuata in un lungo periodo di tempo su mandato dell’“Arts-Sciences-Lettres”-Societé Académique d’Education et d’Encouragement. Si tratta di un’associazione che opera, fin dal 1915, con criteri abbastanza severi nella individuazione delle eccellenze, la cui validità è, peraltro, riconosciuta unanimemente nell’ambito della comunità colta. Stupore e soddisfazione sono i sentimenti con cui Giuseppe Corrado ha accolto la notizia, vissuta comunque con il consueto spirito di umiltà, essendo il suo animo privo di inclinazioni mondane e vanagloria. La cerimonia ufficiale, nel corso della quale gli viene consegnato il Diplôme de Médaille d’Argent, si è svolta il 16 giugno del 2012 presso l’Hotel Intercontinental Paris le Gran di Parigi. Ad essa, hanno partecipato personalità molto note del mondo della cultura, delle arti e dello spettacolo, nonché esponenti di primo piano del mondo politico, giornalistico e della società civile. Un grande successo sia di pubblico che di critica.


Radici Mediterranee e Cosmopolitismo: Nelson Mandela



Giuseppe Corrado è un’artista che sa coniugare l’apertura cosmopolitica delle sue sculture con la saldezza di radici antropologiche molto profonde. Per questa ragione il Mediterraneo e il Mondo sono due dimensioni interscambiabili e, in entrambe, viene ospitato l’esistenzialismo negativo della condizione umana. Egli assume quell’etno-luogo che è il Mediterraneo, cioè un sistema simbolico-culturale, frammisto di terra e di mare, come se fosse l’arcaica centralità di un mondo remoto, ancora significante e non come una periferia moribonda. Ed ecco, nelle sue opere, la riproposizione di ellenismo e mitologia classica in una prospettiva, tuttavia, contemporaneizzante. Ed ecco, ancora, quel barocco sui generis e drammatico che fa pensare alla metafora delle tempeste e ad un’instabilità dell’essere che trapassa, via via, dall’estetica all’antropologia fino all’etica. In questa prospettiva il Mediterraneo stesso si dilata verso la significazione del mondo globale.


Sarebbe, tuttavia, sbagliato pensare che il mito delle radici sia vissuto da Giuseppe Corrado come un arroccamento ermetico in una visione astorica di quei simbolismi culturali, antropologicamente legati alle civiltà mediterranee. Egli ha una visione molto aperta dell’arte a tal punto che il suo bisogno di convivialità tra le culture lo ha portato a considerare lo spazio del Mediterraneo-Mondo come quello più adatto a mostrare le sue opere, a lasciare che esse sprigionino emozioni nelle capacità ricettive di popoli molto diversi tra loro e di insigni personalità.



Gesù, legno d’ulivo, 1994. Giuseppe Corrado è uno scultore cosmopolita per aver voluto portare un messaggio di riflessione critica e di pace in tanti luoghi del mondo, dalle più importanti città italiane ed europee fino a Hong Kong e al sud Africa. Celebre, in questo senso, è il grande Gesù in legno, donato nel 1994 al Papa Giovanni Paolo II e l’abbraccio con Nelson Mandela, nel 1998, al quale ha fatto omaggio di una sua importante opera dal titolo Sole salentino. Egli sente di appartenere a un’agorà mondiale e che la stessa problematica esistenziale delle sue sculture si nutre delle aspettative rimosse di tale uditorio. Il suo cosmopolitismo artistico lo porta ad avere una visione umanitaria delle relazioni tra gli individui, i popoli e le razze. Per questo egli vive le parole di Nelson Mandela come quelle di un grande profeta moderno.


La Problematica Esistenziale Tra Ellenismo e Cristianesimo



La Coscienza, acciaio e gesso, h 170 cm, 1999. Giuseppe Corrado è molto conosciuto da un’opera straordinaria del 1999 che è La coscienza. Si tratta di un’opera monumentale, in acciaio e gesso, di cm 170 di altezza, da molti denominata sbrigativamente (ma non erroneamente) come il diavolo. La straordinarietà di tale opera consiste nel fatto che, con immediatezza, essa produce sul piano emotivo un’esperienza di choc per colui che la osserva e, successivamente, un’intensità di emozioni che fanno avvertire (quasi) al soggetto la prova di essere aggredito da un’indicibile malvagità che mai avrebbe pensato di possedere. Si tratta di quel fascino sinistro e ambiguo che è tipico di una sacralità che promana da ciò che è tremendo e terrificante. L’opera rappresenta l’umanizzazione del male e quindi, per certi aspetti, trapianta il satanismo in ognuno di noi in base a quell’esistenzialismo negativo che considera la vita una lotta manichea tra il bene e il male, nella quale è più facile che il male trionfi sulle virtù morali che l’opposto.


Non per questo, però, Giuseppe Corrado si indirizza verso il nichilismo. Anzi il tema della coscienza, contenuto nella didascalia, non certo casualmente, vuole esortare a riprendere, sempre, la lotta per il bene, nei termini di un umanesimo leopardiano che ripudia ogni forma di rassegnazione. Lo sfondo etico-cristiano e un certo vitalismo resistenziale sono, molto spesso, operanti nella forma di un vivo condizionamento culturale sulle sue sculture.



L’opera dimostra che la problematica esistenziale viene tradotta in un linguaggio scultoreo che contiene in sé evidenti presupposizioni mitiche e risonanze sacrali. Esso si sviluppa, con insistenza, in un duplice approccio. Il primo proviene dal politeismo ellenistico e si caratterizza in un ricorrente uso simbolico delle favole mitiche, mentre il secondo è connotato da un’adesione all’arte sacra di matrice cristiano- medioevale. Non si tratta, tuttavia, di fasi in un senso dialettico poiché l’arte cristiano-antica non deve essere intesa come una religione monoteistica che supera in avanti l’ellenismo e le tradizioni mitologiche.


L’interesse di Giuseppe Corrado è più per il sacro che per la fede e l’ortodossia e, quindi, i due momenti (ellenismo e cristianesimo) ricompaiono, ciclicamente, senza che ci sia mai superamento dell’uno o dell’altro e, anzi, talvolta, essi vengono mediati in un’ibridazione estetica che, in apparenza, sembra dissolverli, ma in realtà essa racchiude un processo di significazione problematico.


L’Attività Espositiva in Italia: Un Viaggiatore Irrequieto



Giuseppe Corrado Art Gallery. Giuseppe Corrado ha realizzato un’attività espositiva, in Italia e all’estero, assai intensa e incessante. Un programma davvero molto impegnativo attraverso il quale si è fatto conoscere e ammirare raggiungendo un’ampia notorietà e un apprezzamento puntuale da parte dei critici d’arte.


Nei primi anni della sua attività, espone esclusivamente nel Salento e comincia ad intrattenere un rapporto costante con una committenza di tipo ecclesiastico. Sono anni in cui l’apprendistato e la promozione di sé, lo studio dei classici, la conoscenza dell’ambiente artistico e la definizione del proprio gusto estetico si intrecciano in una personalità che vive l’arte con uno spirito dionisiaco frenetico e incontenibile. Sono anche gli anni in cui l’artista rinuncia, per motivi comprensibili, alle sue prerogative, praticando saltuariamente esperienze di artigianato, ma egli non ha mai nascosto questa necessità e, spesso, alla luce della sua umiltà, sostiene che anche l’artista ha qualcosa da imparare dall’artigiano.



Sofferenza, lego d’ulivo, Tuttavia già nel 1990, all’età di trent’anni, le cose cambiano radicalmente con la partecipazione a due mostre a Roma, in una delle quali conquista il Premio Leonardo da Vinci. E’ la svolta e le cose cambiano radicalmente. Da allora, egli traccia un percorso formidabile di attività espositiva in Italia e all’estero: esattamente dal 1989 al 2009 è ininterrottamente presente con almeno quattro o cinque tappe l’anno. Segue un biennio sabbatico: 2010 e 2011.



La Coscienza, acciaio e gesso, h 170 cm, 1999, inaugurazione mostra “Sacrificio e Silenzio” Galleria Biffi Arte, Piacenza 2013. L’attività espositiva riprende nel 2012 a Piacenza, coinvolto in un’iniziativa di alta rilevanza multiculturale presso la galleria Biffi Arte. A Roma si registra la sua presenza espositiva nove volte: nel 1990, 1991, 1993, 1994 (due volte), 1996 (due volte), 1997 e 2002. E’ più volte presente anche a Milano, Firenze, Modena, Ferrara, Padova, Brindisi, Teramo e Catanzaro.


Le Mostre Internazionali: Un Vagabondo Glocale



Prigione, tecnica e materiali misti trattati, 2014. Giuseppe Corrado è molto attivo anche nelle mostre internazioni. Nello stesso arco di tempo, cioè dal 1990 fino ad oggi, la sua presenza è risultata pressoché costante, ad eccezione del 2000 e dell’ultimo quinquennio. Dal 1990 fino al 2008 egli ha voluto portare le sue sculture in altri contesti etnici, culturali e nazionali per quel bisogno di dialogo esistenziale e di interazione culturale, del quale si è già detto. Nel 1990, ha esposto due volte in Germania, a Stadthlle Fùrth ed a Stadthlle Monaco. Nella prima è ritornato nel 1991 e nel 1993, nella seconda nel 1992.


Per quattro anni consecutivi, a partire dal 1994, ha esposto a Hong Kong presso The Ritz Carlton. Nel 1998 decide di esporre in sud Africa e lo fa presso Johannesburg, ma ritorna anche a Hong Kong, dove espone nella stessa location. Nell’anno successivo, l’itinerario è identico. Nel 2001 ritorna a Hong Kong al The Ritz Carlton, mentre nell’anno successivo espone a Bucarest presso l’Hotel Flamenco. Nel 2004 è a Marbella, in Spagna e, quindi, decide di ritornare, dopo oltre un decennio in Germania. Nel 2007, espone presso la galleria “Markus Tollmann” di Dusseidorfer, mentre nel 2008 è presente a Colonia e Monaco. Sembra che tra la Germania e Giuseppe Corrado ci sia un rapporto di affinità elettiva tant’è vero che l’artista intende ritornarci. Questa continua interazione tra Salento, Mediterraneo, Europa e Mondo fa di lui un cittadino globale: forse anche una specie di vagabondo glocale.


Il Pluristilismo e La Linea Allegorica



Il tedio dei dialoganti, tecnica e materiali misti trattati, h. cm 180, 2014. Giuseppe Corrado raggiunge, nel corso della sua lunga attività artistica, una qualità estetica e un metodo di costruzione scultorea che ho chiamato pluristilismo.



Il tedio dei dialoganti, dettaglio, tecnica e materiali misti trattati, h. cm 180, 2014. Per comprendere la valenza critica di questa parola, è necessario fare riferimento al concetto di plurilinguismo, che è stato coniato da Gianfranco Contini per spiegare la lingua costruita da Dante Alighieri per la sua impresa lirica. Giuseppe Corrado lavora in maniera analoga. Al principio di una continua apertura verso tanti stili e tendenze espressive che vengono integrate e contaminate con grande voracità sperimentalistica segue, in modo simultaneo, un principio di selezione e sintetizzazione di quei codici adoperati che trasmette alla sua arte un significato di inconfondibile originalità e, nel contempo, la libera dall’eterogeneità e dall’eclettismo.


Nella storia delle sue sculture, molte cose sono riportate, magistralmente, ad un unicum, fatto di estetica ed etica, di tecnica e sapienza, di forme e riflessione critica. Non deve quindi stupire se, in esse, si rintracciano, fusi e intrecciati, la mitologia e l’astrattismo, l’ellenismo e il surreale, le avanguardie e la tradizione, il politeismo e il monoteismo cristiano, l’antropologia e il rinascimento, il barocco e la mediterraneità, l’espressionismo e l’informale, l’arte concettuale e l’iconologia sacra del medioevo, un certo crepuscolarismo calligrafico e il simbolismo della sfera.



Il tedio dei dialoganti, dettaglio, tecnica e materiali misti trattati, h. cm 180, 2014. Di recente, riprendendo le figure pleurantes del gotico francese e integrandole con il metodo del pluristilismo, ha lavorato ad una linea allegorica di sculture che sono di straordinaria rilevanza artistica. Eppure, nonostante questa molteplice frenesia combinatoria, l’impressione che si ricava dalle sue sculture è sempre un unicum di estetica e di senso. Solo un grande artista può tanto.


Il Canone dei Pleurants e La Sua Trasformazione Allegorica



Non bisogna pensare che la linea allegorica sia un’improvvisazione nella scultura di Giuseppe Corrado. Anticipazioni e premesse, sia pure non del tutto esplicite, si erano già manifestate. Le pagine precedenti confermano questa interpretazione. Esse ci fanno capire che, almeno concettualmente, la figura dell’allegoria ha fatto già la sua apparizione. Il suo annuncio non è un fatto banale e non proviene nemmeno da una fulminea intuizione.


La figura dell’allegoria giunge sempre al tramonto, quando tutto è già stato espletato e tentato vanamente: tutte le vie per toccare corrispondenze e armonie. Tutte le vie, ma in modo infruttuoso. In fondo tutte queste vie, ognuna con il suo piano, possiede un dispositivo simbolico, ambisce ad essere simbolismo in un’arte gioiosa nel saper sintetizzare particolare e universale.



Noi sappiamo che, nella storia delle opere artistiche di Giuseppe Corrado, il sacro, la fede, l’antropologia, l’assoluto, le virtù morali, l’eterno femminino, l’eidos e la ricerca dell’origine del bios hanno battuto, con forza e perseveranza, la strada del simbolismo allo scopo di pervenire ad una corrispondenza certa tra il particolare e l’universale o che è la stessa cosa ad una congiunzione tra Erlebnis ed eidos. Questo titanismo dell’arte lo abbiamo chiamato l’impresa estetica e ne abbiamo seguito le vicissitudini nelle tappe del pluristilismo dell’artista. In ognuna di esse, pur essendo sempre presente l’ambizione simbolica verso l’armonia, l’impresa si è configurata come la dialettica degli opposti e, questo, peraltro è il motivo per il quale la scultura di Giuseppe Corrado viene considerata un’estetica della tensione irrisolta.



L’esito di tale impresa si è visto, però, sfociare nella visione apocalittica del mondo. Questo è il momento nel quale il simbolismo, con i suoi assi portanti dell’universale e della trascendenza, si riduce in frantumi e, nello stesso tempo, anche il particolare, inteso come individuo umano e un insieme di enti naturali, è ridotto a macerie. Il naturalismo apocalittico è, appunto, la soglia da cui entra l’allegoria. Nell’istante in cui essa mette piede nell’immagine, non c’è più spazio né per la teosofia e neanche per un pensiero che si pone i traguardi del cerchio totemico o quelli dell’origine e dell’eterno femminino. E la stessa sorte tocca al pensiero religioso. Dal punto di vista concettuale, questo è il passaggio dalla Lebenswelt al Trauerspiel e dalla potenza prometeica del soggetto alla sua decostruzione. Un vero mutamento di paradigma.



A questa precisazione, bisogna aggiungerne un’altra che riguarda il canone dei pleurants. Che nelle opere allegoriche, che saranno analizzate, ci sia una ripresa di questo canone, da parte di Giuseppe Corrado, è indubbio. La correlazione, del resto, mi sembra molto chiara. Tuttavia, sento di dover scartare con decisione l’assunzione retorica di questo canone. Non siamo in presenza di un’esercitazione accademica e nemmeno di un’adesione meramente mimetica ad un canone che proviene dal gotico francese. Esso, cioè il canone dei pleurants, è sottoposto ad una trasformazione allegorica, ragion per cui per comprenderne il senso bisogna rendersi conto del nuovo paradigma culturale in cui è inserito che è molto diverso, a mio avviso, da quello cui fanno riferimento i pleurants medioevali trattandosi, in questo caso, di un paradigma che esprime un monachesimo, intriso di ascetismo, pauperismo e tanta pietas. Non penso che si possa dissociare la figura medioevale del pleurant da una spiritualità che si dispiega in una pienezza, colma di attesa beatitudine. E’ evidente, quindi, che il canone gotico dei pleurants non si può spiegare, se non si fa riferimento alla rigida pratica di una devozione mendicante, contrapposta sia alla mondanizzazione del clero che al progetto teocratico e temporalistico del papato romano.



Gli ultimi cinque anni della sua vita sono segnati da una continua lotta, quella vera, quella rappresentata da sempre nelle sue opere. Colpito da una grave malattia, abbandona questo mondo il 12 marzo 2016. A pochi giorni dalla sua morte riceve l’incarico di docenza universitaria presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce.


Gloria e Niki Corrado - Associazione Giuseppe Corrado



Gloria e Niki Corrado portano avanti con passione e dedizione i valori trasmetti dal padre. È stata fondata l’associazione artistico culturale “Giuseppe Corrado”, di cui Gloria è la presidente. L’obiettivo unico è quello di promuovere e valorizzare il nome dell’Artista, il suo operato e tutto ciò che lo circonda. Una figura di tale spessore non può restare gelosamente nascosta nella memoria di chi lo ama o di chi lo ha conosciuto, ma deve Vivere, Pulsare, Affascinare, diventare una proposta di vita possibile, ecco allora il senso dell’associazione: custodire la memoria di Giuseppe Corrado, approfondirne la conoscenza e diffonderla. Compito essenziale di ogni galleria viva è l’esposizione di opere d’arte nelle molteplici forme, ricerca e attualità di promozione culturale, comunicazione di senso più profondo a visitatori e collezionisti, occasione di confronto e dialogo tra coloro che “fanno arte”, in altre parole chi apprende, promuove, distribuisce, colleziona. Un network dove consumare arte e trarne piacere.

Giuseppe Corrado


Cenni Biografici: Una Scelta di Vita Radicale



Giuseppe Corrado nasce l’1 gennaio del 1960 a Montesano Salentino, in provincia di Lecce. All’età di 14 anni, s’iscrive al Liceo Artistico di Lecce, dove consegue il Diploma e, successivamente, decide di iscriversi all’Università di Scienze Motorie a Foggia. Dopo aver conseguito questo ulteriore titolo di studio, si avvia per una breve fase della sua vita all’attività scolastica di insegnante di educazione fisica, ma quello “spirito guerrier ch’entro mi rugge” (un furore creativo, vissuto come un principio di piacere insopprimibile) lo porta ad abbandonare la scuola e a dedicarsi all’attività di scultore e pittore.



Così egli compie una scelta di vita radicale e sicuramente anticonformista. Sarebbe stata molto più accomodante e sicura la scelta di una vita piccolo-borghese, posta al riparo da qualsiasi rischio e pericolo. Com’è evidente, in questa scelta, c’è molta volontà di trasgressione e di rottura, ma anche un’incrollabile fiducia nei propri mezzi artistici. Si tratta di una scelta che coinvolge totalmente la sua famiglia, a cominciare da Anna Maria, la sua splendida moglie. Però, a dire il vero, anche i suoi quattro figli si sono pienamente integrati in questo modus vivendi.



Egli, in pochissimo tempo, chiarisce, in primo luogo a se stesso, le sue inclinazioni attitudinali e, per questo, decide di dedicarsi, essenzialmente, alla scultura. Non esita a ritornare sui libri d’arte. Studia i classici greco-latini, l’iconografia medioevale e il rinascimento italiano, senza tuttavia consacrare la tradizione in assunti dogmatici. Comincia a interessarsi anche di avanguardia e sperimentazione, ma evitando i facili entusiasmi del conformismo e della moda.



Giuseppe Corrado alterna la pittura con la scultura, ma ben presto è la scultura a imporsi come un’attività prevalente (sebbene egli non abbandonerà mai del tutto la tela). Legge molto e segue il dibattito moderno sull’arte, le tesi estreme delle varie scuole e le tante polemiche che ne seguono. Il suo autore preferito è Giulio Carlo Argan. E’ attraverso questi multiformi interessi che egli comincia a formarsi un gusto estetico, destinato a diventare il suo stile.



Quando comincia questa avventura, egli ha 22 anni, ma quello “spirito guerrier” ruggiva, nella sua anima, da quasi un decennio, un periodo in cui le propensioni dell’indole avevano già disciplinato la mano e conseguito risultati. La fase del dubbio e, quindi, della compresenza, tra l’attività didattica e l’attività artistica, è finita per sempre. Giuseppe Corrado non si è mai pentito della sua scelta radicale.


Parigi: Un Premio Prestigioso



Sono passati oramai trent’anni abbondanti dalle prime esperienze naïf di Giuseppe Corrado e molte prove sono state affrontate e brillantemente superate: la scuola, il tirocinio, l’assimilazione dei modelli, la ricerca di un proprio linguaggio e anche la conquista di una sostanziale notorietà. Assai numerose sono anche le voci critiche che hanno riconosciuto il valore artistico delle sue opere e non solo in Italia. La conferma viene da un prestigioso riconoscimento culturale, attribuitogli nel mese di giugno del 2012 a Parigi, una città ch e evoca, a livello planetario, suggestioni di eccellenza nel campo delle arti, della creatività, della cultura e della ricerca. Qui gli è stato conferito, nel corso di una cerimonia solenne, il Diplôme de Médaille d’Argent in Arte ed è stato, nel contempo, individuato come il migliore scultore italiano vivente.


Un traguardo davvero eccezionale. Il prestigioso premio è il risultato di un’opera accurata di selezione, compiuta da esperti del settore che l’hanno effettuata in un lungo periodo di tempo su mandato dell’“Arts-Sciences-Lettres”-Societé Académique d’Education et d’Encouragement. Si tratta di un’associazione che opera, fin dal 1915, con criteri abbastanza severi nella individuazione delle eccellenze, la cui validità è, peraltro, riconosciuta unanimemente nell’ambito della comunità colta. Stupore e soddisfazione sono i sentimenti con cui Giuseppe Corrado ha accolto la notizia, vissuta comunque con il consueto spirito di umiltà, essendo il suo animo privo di inclinazioni mondane e vanagloria. La cerimonia ufficiale, nel corso della quale gli viene consegnato il Diplôme de Médaille d’Argent, si è svolta il 16 giugno del 2012 presso l’Hotel Intercontinental Paris le Gran di Parigi. Ad essa, hanno partecipato personalità molto note del mondo della cultura, delle arti e dello spettacolo, nonché esponenti di primo piano del mondo politico, giornalistico e della società civile. Un grande successo sia di pubblico che di critica.


Radici Mediterranee e Cosmopolitismo: Nelson Mandela



Giuseppe Corrado è un’artista che sa coniugare l’apertura cosmopolitica delle sue sculture con la saldezza di radici antropologiche molto profonde. Per questa ragione il Mediterraneo e il Mondo sono due dimensioni interscambiabili e, in entrambe, viene ospitato l’esistenzialismo negativo della condizione umana. Egli assume quell’etno-luogo che è il Mediterraneo, cioè un sistema simbolico-culturale, frammisto di terra e di mare, come se fosse l’arcaica centralità di un mondo remoto, ancora significante e non come una periferia moribonda. Ed ecco, nelle sue opere, la riproposizione di ellenismo e mitologia classica in una prospettiva, tuttavia, contemporaneizzante. Ed ecco, ancora, quel barocco sui generis e drammatico che fa pensare alla metafora delle tempeste e ad un’instabilità dell’essere che trapassa, via via, dall’estetica all’antropologia fino all’etica. In questa prospettiva il Mediterraneo stesso si dilata verso la significazione del mondo globale.


Sarebbe, tuttavia, sbagliato pensare che il mito delle radici sia vissuto da Giuseppe Corrado come un arroccamento ermetico in una visione astorica di quei simbolismi culturali, antropologicamente legati alle civiltà mediterranee. Egli ha una visione molto aperta dell’arte a tal punto che il suo bisogno di convivialità tra le culture lo ha portato a considerare lo spazio del Mediterraneo-Mondo come quello più adatto a mostrare le sue opere, a lasciare che esse sprigionino emozioni nelle capacità ricettive di popoli molto diversi tra loro e di insigni personalità.



Gesù, legno d’ulivo, 1994. Giuseppe Corrado è uno scultore cosmopolita per aver voluto portare un messaggio di riflessione critica e di pace in tanti luoghi del mondo, dalle più importanti città italiane ed europee fino a Hong Kong e al sud Africa. Celebre, in questo senso, è il grande Gesù in legno, donato nel 1994 al Papa Giovanni Paolo II e l’abbraccio con Nelson Mandela, nel 1998, al quale ha fatto omaggio di una sua importante opera dal titolo Sole salentino. Egli sente di appartenere a un’agorà mondiale e che la stessa problematica esistenziale delle sue sculture si nutre delle aspettative rimosse di tale uditorio. Il suo cosmopolitismo artistico lo porta ad avere una visione umanitaria delle relazioni tra gli individui, i popoli e le razze. Per questo egli vive le parole di Nelson Mandela come quelle di un grande profeta moderno.


La Problematica Esistenziale Tra Ellenismo e Cristianesimo



La Coscienza, acciaio e gesso, h 170 cm, 1999. Giuseppe Corrado è molto conosciuto da un’opera straordinaria del 1999 che è La coscienza. Si tratta di un’opera monumentale, in acciaio e gesso, di cm 170 di altezza, da molti denominata sbrigativamente (ma non erroneamente) come il diavolo. La straordinarietà di tale opera consiste nel fatto che, con immediatezza, essa produce sul piano emotivo un’esperienza di choc per colui che la osserva e, successivamente, un’intensità di emozioni che fanno avvertire (quasi) al soggetto la prova di essere aggredito da un’indicibile malvagità che mai avrebbe pensato di possedere. Si tratta di quel fascino sinistro e ambiguo che è tipico di una sacralità che promana da ciò che è tremendo e terrificante. L’opera rappresenta l’umanizzazione del male e quindi, per certi aspetti, trapianta il satanismo in ognuno di noi in base a quell’esistenzialismo negativo che considera la vita una lotta manichea tra il bene e il male, nella quale è più facile che il male trionfi sulle virtù morali che l’opposto.


Non per questo, però, Giuseppe Corrado si indirizza verso il nichilismo. Anzi il tema della coscienza, contenuto nella didascalia, non certo casualmente, vuole esortare a riprendere, sempre, la lotta per il bene, nei termini di un umanesimo leopardiano che ripudia ogni forma di rassegnazione. Lo sfondo etico-cristiano e un certo vitalismo resistenziale sono, molto spesso, operanti nella forma di un vivo condizionamento culturale sulle sue sculture.



L’opera dimostra che la problematica esistenziale viene tradotta in un linguaggio scultoreo che contiene in sé evidenti presupposizioni mitiche e risonanze sacrali. Esso si sviluppa, con insistenza, in un duplice approccio. Il primo proviene dal politeismo ellenistico e si caratterizza in un ricorrente uso simbolico delle favole mitiche, mentre il secondo è connotato da un’adesione all’arte sacra di matrice cristiano- medioevale. Non si tratta, tuttavia, di fasi in un senso dialettico poiché l’arte cristiano-antica non deve essere intesa come una religione monoteistica che supera in avanti l’ellenismo e le tradizioni mitologiche.


L’interesse di Giuseppe Corrado è più per il sacro che per la fede e l’ortodossia e, quindi, i due momenti (ellenismo e cristianesimo) ricompaiono, ciclicamente, senza che ci sia mai superamento dell’uno o dell’altro e, anzi, talvolta, essi vengono mediati in un’ibridazione estetica che, in apparenza, sembra dissolverli, ma in realtà essa racchiude un processo di significazione problematico.


L’Attività Espositiva in Italia: Un Viaggiatore Irrequieto



Giuseppe Corrado Art Gallery. Giuseppe Corrado ha realizzato un’attività espositiva, in Italia e all’estero, assai intensa e incessante. Un programma davvero molto impegnativo attraverso il quale si è fatto conoscere e ammirare raggiungendo un’ampia notorietà e un apprezzamento puntuale da parte dei critici d’arte.


Nei primi anni della sua attività, espone esclusivamente nel Salento e comincia ad intrattenere un rapporto costante con una committenza di tipo ecclesiastico. Sono anni in cui l’apprendistato e la promozione di sé, lo studio dei classici, la conoscenza dell’ambiente artistico e la definizione del proprio gusto estetico si intrecciano in una personalità che vive l’arte con uno spirito dionisiaco frenetico e incontenibile. Sono anche gli anni in cui l’artista rinuncia, per motivi comprensibili, alle sue prerogative, praticando saltuariamente esperienze di artigianato, ma egli non ha mai nascosto questa necessità e, spesso, alla luce della sua umiltà, sostiene che anche l’artista ha qualcosa da imparare dall’artigiano.



Sofferenza, lego d’ulivo, Tuttavia già nel 1990, all’età di trent’anni, le cose cambiano radicalmente con la partecipazione a due mostre a Roma, in una delle quali conquista il Premio Leonardo da Vinci. E’ la svolta e le cose cambiano radicalmente. Da allora, egli traccia un percorso formidabile di attività espositiva in Italia e all’estero: esattamente dal 1989 al 2009 è ininterrottamente presente con almeno quattro o cinque tappe l’anno. Segue un biennio sabbatico: 2010 e 2011.



La Coscienza, acciaio e gesso, h 170 cm, 1999, inaugurazione mostra “Sacrificio e Silenzio” Galleria Biffi Arte, Piacenza 2013. L’attività espositiva riprende nel 2012 a Piacenza, coinvolto in un’iniziativa di alta rilevanza multiculturale presso la galleria Biffi Arte. A Roma si registra la sua presenza espositiva nove volte: nel 1990, 1991, 1993, 1994 (due volte), 1996 (due volte), 1997 e 2002. E’ più volte presente anche a Milano, Firenze, Modena, Ferrara, Padova, Brindisi, Teramo e Catanzaro.


Le Mostre Internazionali: Un Vagabondo Glocale



Prigione, tecnica e materiali misti trattati, 2014. Giuseppe Corrado è molto attivo anche nelle mostre internazioni. Nello stesso arco di tempo, cioè dal 1990 fino ad oggi, la sua presenza è risultata pressoché costante, ad eccezione del 2000 e dell’ultimo quinquennio. Dal 1990 fino al 2008 egli ha voluto portare le sue sculture in altri contesti etnici, culturali e nazionali per quel bisogno di dialogo esistenziale e di interazione culturale, del quale si è già detto. Nel 1990, ha esposto due volte in Germania, a Stadthlle Fùrth ed a Stadthlle Monaco. Nella prima è ritornato nel 1991 e nel 1993, nella seconda nel 1992.


Per quattro anni consecutivi, a partire dal 1994, ha esposto a Hong Kong presso The Ritz Carlton. Nel 1998 decide di esporre in sud Africa e lo fa presso Johannesburg, ma ritorna anche a Hong Kong, dove espone nella stessa location. Nell’anno successivo, l’itinerario è identico. Nel 2001 ritorna a Hong Kong al The Ritz Carlton, mentre nell’anno successivo espone a Bucarest presso l’Hotel Flamenco. Nel 2004 è a Marbella, in Spagna e, quindi, decide di ritornare, dopo oltre un decennio in Germania. Nel 2007, espone presso la galleria “Markus Tollmann” di Dusseidorfer, mentre nel 2008 è presente a Colonia e Monaco. Sembra che tra la Germania e Giuseppe Corrado ci sia un rapporto di affinità elettiva tant’è vero che l’artista intende ritornarci. Questa continua interazione tra Salento, Mediterraneo, Europa e Mondo fa di lui un cittadino globale: forse anche una specie di vagabondo glocale.


Il Pluristilismo e La Linea Allegorica



Il tedio dei dialoganti, tecnica e materiali misti trattati, h. cm 180, 2014. Giuseppe Corrado raggiunge, nel corso della sua lunga attività artistica, una qualità estetica e un metodo di costruzione scultorea che ho chiamato pluristilismo.



Il tedio dei dialoganti, dettaglio, tecnica e materiali misti trattati, h. cm 180, 2014. Per comprendere la valenza critica di questa parola, è necessario fare riferimento al concetto di plurilinguismo, che è stato coniato da Gianfranco Contini per spiegare la lingua costruita da Dante Alighieri per la sua impresa lirica. Giuseppe Corrado lavora in maniera analoga. Al principio di una continua apertura verso tanti stili e tendenze espressive che vengono integrate e contaminate con grande voracità sperimentalistica segue, in modo simultaneo, un principio di selezione e sintetizzazione di quei codici adoperati che trasmette alla sua arte un significato di inconfondibile originalità e, nel contempo, la libera dall’eterogeneità e dall’eclettismo.


Nella storia delle sue sculture, molte cose sono riportate, magistralmente, ad un unicum, fatto di estetica ed etica, di tecnica e sapienza, di forme e riflessione critica. Non deve quindi stupire se, in esse, si rintracciano, fusi e intrecciati, la mitologia e l’astrattismo, l’ellenismo e il surreale, le avanguardie e la tradizione, il politeismo e il monoteismo cristiano, l’antropologia e il rinascimento, il barocco e la mediterraneità, l’espressionismo e l’informale, l’arte concettuale e l’iconologia sacra del medioevo, un certo crepuscolarismo calligrafico e il simbolismo della sfera.



Il tedio dei dialoganti, dettaglio, tecnica e materiali misti trattati, h. cm 180, 2014. Di recente, riprendendo le figure pleurantes del gotico francese e integrandole con il metodo del pluristilismo, ha lavorato ad una linea allegorica di sculture che sono di straordinaria rilevanza artistica. Eppure, nonostante questa molteplice frenesia combinatoria, l’impressione che si ricava dalle sue sculture è sempre un unicum di estetica e di senso. Solo un grande artista può tanto.


Il Canone dei Pleurants e La Sua Trasformazione Allegorica



Non bisogna pensare che la linea allegorica sia un’improvvisazione nella scultura di Giuseppe Corrado. Anticipazioni e premesse, sia pure non del tutto esplicite, si erano già manifestate. Le pagine precedenti confermano questa interpretazione. Esse ci fanno capire che, almeno concettualmente, la figura dell’allegoria ha fatto già la sua apparizione. Il suo annuncio non è un fatto banale e non proviene nemmeno da una fulminea intuizione.


La figura dell’allegoria giunge sempre al tramonto, quando tutto è già stato espletato e tentato vanamente: tutte le vie per toccare corrispondenze e armonie. Tutte le vie, ma in modo infruttuoso. In fondo tutte queste vie, ognuna con il suo piano, possiede un dispositivo simbolico, ambisce ad essere simbolismo in un’arte gioiosa nel saper sintetizzare particolare e universale.



Noi sappiamo che, nella storia delle opere artistiche di Giuseppe Corrado, il sacro, la fede, l’antropologia, l’assoluto, le virtù morali, l’eterno femminino, l’eidos e la ricerca dell’origine del bios hanno battuto, con forza e perseveranza, la strada del simbolismo allo scopo di pervenire ad una corrispondenza certa tra il particolare e l’universale o che è la stessa cosa ad una congiunzione tra Erlebnis ed eidos. Questo titanismo dell’arte lo abbiamo chiamato l’impresa estetica e ne abbiamo seguito le vicissitudini nelle tappe del pluristilismo dell’artista. In ognuna di esse, pur essendo sempre presente l’ambizione simbolica verso l’armonia, l’impresa si è configurata come la dialettica degli opposti e, questo, peraltro è il motivo per il quale la scultura di Giuseppe Corrado viene considerata un’estetica della tensione irrisolta.



L’esito di tale impresa si è visto, però, sfociare nella visione apocalittica del mondo. Questo è il momento nel quale il simbolismo, con i suoi assi portanti dell’universale e della trascendenza, si riduce in frantumi e, nello stesso tempo, anche il particolare, inteso come individuo umano e un insieme di enti naturali, è ridotto a macerie. Il naturalismo apocalittico è, appunto, la soglia da cui entra l’allegoria. Nell’istante in cui essa mette piede nell’immagine, non c’è più spazio né per la teosofia e neanche per un pensiero che si pone i traguardi del cerchio totemico o quelli dell’origine e dell’eterno femminino. E la stessa sorte tocca al pensiero religioso. Dal punto di vista concettuale, questo è il passaggio dalla Lebenswelt al Trauerspiel e dalla potenza prometeica del soggetto alla sua decostruzione. Un vero mutamento di paradigma.



A questa precisazione, bisogna aggiungerne un’altra che riguarda il canone dei pleurants. Che nelle opere allegoriche, che saranno analizzate, ci sia una ripresa di questo canone, da parte di Giuseppe Corrado, è indubbio. La correlazione, del resto, mi sembra molto chiara. Tuttavia, sento di dover scartare con decisione l’assunzione retorica di questo canone. Non siamo in presenza di un’esercitazione accademica e nemmeno di un’adesione meramente mimetica ad un canone che proviene dal gotico francese. Esso, cioè il canone dei pleurants, è sottoposto ad una trasformazione allegorica, ragion per cui per comprenderne il senso bisogna rendersi conto del nuovo paradigma culturale in cui è inserito che è molto diverso, a mio avviso, da quello cui fanno riferimento i pleurants medioevali trattandosi, in questo caso, di un paradigma che esprime un monachesimo, intriso di ascetismo, pauperismo e tanta pietas. Non penso che si possa dissociare la figura medioevale del pleurant da una spiritualità che si dispiega in una pienezza, colma di attesa beatitudine. E’ evidente, quindi, che il canone gotico dei pleurants non si può spiegare, se non si fa riferimento alla rigida pratica di una devozione mendicante, contrapposta sia alla mondanizzazione del clero che al progetto teocratico e temporalistico del papato romano.



Gli ultimi cinque anni della sua vita sono segnati da una continua lotta, quella vera, quella rappresentata da sempre nelle sue opere. Colpito da una grave malattia, abbandona questo mondo il 12 marzo 2016. A pochi giorni dalla sua morte riceve l’incarico di docenza universitaria presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce.


Gloria e Niki Corrado - Associazione Giuseppe Corrado



Gloria e Niki Corrado portano avanti con passione e dedizione i valori trasmetti dal padre. È stata fondata l’associazione artistico culturale “Giuseppe Corrado”, di cui Gloria è la presidente. L’obiettivo unico è quello di promuovere e valorizzare il nome dell’Artista, il suo operato e tutto ciò che lo circonda. Una figura di tale spessore non può restare gelosamente nascosta nella memoria di chi lo ama o di chi lo ha conosciuto, ma deve Vivere, Pulsare, Affascinare, diventare una proposta di vita possibile, ecco allora il senso dell’associazione: custodire la memoria di Giuseppe Corrado, approfondirne la conoscenza e diffonderla. Compito essenziale di ogni galleria viva è l’esposizione di opere d’arte nelle molteplici forme, ricerca e attualità di promozione culturale, comunicazione di senso più profondo a visitatori e collezionisti, occasione di confronto e dialogo tra coloro che “fanno arte”, in altre parole chi apprende, promuove, distribuisce, colleziona. Un network dove consumare arte e trarne piacere.

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