Villa Veneta del '700 - Hotel, Resort & Golf Club
Un Luogo Incantato
Una villa veneta risalente alla prima metà del ‘700 che sorge su un antico convento del ‘500. Dal 1960 Villa Condulmer è un hotel a 5 stelle con un campo da golf, ristorante, piscina e american bar. Protetto dalle Belle Arti dal 1930, è un luogo di fascino e rilevanza storico-culturale assoluta in cui al pianoforte, ancora presente nella Hall, Verdi scrisse la versione definitiva della “Traviata”. Qui ci si può immergere nella storia attraversando il salone e osservando i segni del tempo dipinti sulle pareti affrescate.
Salendo le scale all’entrata della villa ci si perde negli spazi enormi del piano nobile, da cui si vedono le suite reali che rimandano alle vicende degli artisti del mondo della musica, del cinema e della politica che qui hanno alloggiato. Da Ronald Reagan, Lix Taylor, Mick Jagger a Placido Domingo e Sting fino a Vasco Rossi. Salendo poi all’ultimo piano ci si immagina i grandi personaggi della nostra letteratura affacciati alle finestre, mentre guardano il parco ed il giardino che hanno ispirato quelle poesie diventate patrimonio del nostro presente. Viene voglia di tornare al piano terra e varcare una nuova porta per scoprire cos’altro nascondono i saloni settecenteschi. Uscendo ci attende il parco che sembra unbosco con i suoi alberi secolari. L’architettura affascinante ricorda i libri di storia dell’arte e tutto rimanda alle tipiche feste dell’epoca con le tavole imbandite, sentendo l’odore del sigaro che un uomo fuma seduto su una sedia in vimini.
Il lussuoso Hotel offre 47 camere, di cui 20 doppie classic, 12 executive junior suite, 7 garden suite e 8 suite storiche. Un ristorante con 230 posti al coperto e uno estivo all’aperto con 600 posti a sedere. Oltre il parco secolare con lago e rovine del ‘500, dal 1 giugno apre la piscina fruibile fino a settembre e il Golf Club a 18 buche + 9 buche exucutive e club house. Tra i servizi anche l’eliporto e gli spazi per eventi come meeting, congressi e cerimonie.
L’Architettura e Il Parco
Secondo i dettami delle Ville Venete del XVIII secolo, che vede gli esempi più grandiosi di villa, committenti e ricche famiglie, è lo spazio di rappresentanza ad essere privilegiato, con l’edificio signorile preceduto dal giardino in configurazione assiale. L’accesso principale, situato sul lato orientale alla fine di un viale, è caratterizzato da un cancello in ferro battuto con pilastri in mattoni a vista e finiture in bugnato, il tutto ornato da statue.
Seguendo il viale d’entrata, dopo la statua centrale contornata da un’aiuola, i due monumentali alberi secolari rappresentati dal cedro dell’Atlante a sinistra e il cedro del Libano a destra. Le due maestose piante sono ad adornare l’entrata dell’edificio signorile, che rivolge a sud il suo fronte principale, nonostante le due facciate siano tra loro identiche.
Il piano terra è leggermente rialzato, con i quattro gradini che portano all’ingresso, oltrepassato il quale il visitatore viene accolto dal grande salone passante, fulcro dell’edificio. La pavimentazione è in terrazzo alla veneziana; pareti e soffitto sono adornati da pregevoli stucchi; simmetrici e maestosi i due antichi e rari lampadari realizzati a mano in vetro di Murano. Sempre nel salone, si possono ammirare 4 affreschi in tema bucolico, realizzati intorno alla metà dell’800 dal pittore Eugenio Moretti Larese. In particolare, il secondo a destra, ritrae l’allora proprietario della Villa, il conte Giovan Battista Tornielli, assieme all’amico Giuseppe Verdi. Il compositore su invito del conte, soggiornò nella Villa a partire dal marzo del 1853, per rilassarsi dopo la tanto criticata “prima” de La Traviata.
Nella parte centrale del salone una grande porta voltata ad arco è affiancata da una finestra per parte. Salendo le scale, tra loro simmetriche, si arriva al piano nobile, caratterizzato anch’esso da un ampio salone con pavimento in terrazzo alla veneziana, un imponente maestoso lampadario settecentesco in vetro di Murano al centro di un pregevole stemma gentilizio, una terrazza sporgente, e una notevole verticalità.
Fiore all’occhiello della Villa, il grande parco settecentesco disegnato dall’Architetto Sebatoni, dove è facile rilassarsi in tranquille passeggiate nella quiete. Numerosi gli alberi imponenti e rari, catalogati come monumentali e secolari. In particolare, ai bordi del laghetto, i rari esemplari di Cipresso delle Paludi. Di notevole interesse il piccolo padiglione che si affaccia sul lago, le statue, le rovine, i numerosi fiori e le essenze tipiche dei parchi secolari; infine la grande e bella piscina in mezzo al verde. Attigua al parco della villa, una cappella settecentesca, attualmente sconsacrata.
L’Hotel e le Suites Villa Storiche
L’ albergo negli anni ha acquisito fama a livello internazionale, tanto che non sono poche le celebrità della musica, del cinema o della politica, che hanno soggiornato nelle suites, alcune delle quali, le otto stanze storiche del corpo centrale della Villa, sono a loro intitolate. Fra gli ospiti di spicco si annoverano, oltre al compositore Giuseppe Verdi, che ha soggiornato all’epoca del conte Giovan Battista Tornielli, personaggi del calibro di Ronald Reagan, Liz Taylor, Richard Burton, Mick Jagger, Placido Domingo, Sting e molti altri ancora.
Suite n° 1 “Giuseppe Verdi”
Immancabile una suite dedicata a Giuseppe Verdi, il compositore di Nabucco, Rigoletto, Traviata, Aida, Otello, Giovanna d’Arco, Macbeth e molto altro ancora. Il compositore era profondamente legato alla Villa e al conte Tornielli. La permanenza di Giuseppe Verdi a Villa Condulmer fu dovuta ad un insuccesso. Il 6 marzo 1853, andò in scena al Teatro La Fenice di Venezia la prima di una delle sue opere più famose: la Traviata. Ma venne pesantemente fischiata dal pubblico in sala, con conseguente delusione e abbattimento dell’autore. Presidente del teatro era in quel periodo il conte Giovanni Battista Tornielli, che aveva ereditato Villa Condulmer e la tenuta di Zerman dall’ultimo discendente della famiglia Grassi. Grande amante della musica e legato a Verdi da sincera amicizia, il conte invitò il compositore a soggiornare da lui in Villa, lontano dagli ambienti consueti.
Proprio sul pianoforte di Villa Condulmer, tutt’ora presente in Villa, la Traviata fu rivista e riscritta dal suo autore per trasformarsi nel celebre successo senza tempo che conosciamo oggi. Del soggiorno di Giuseppe Verdi in Villa, oltre al citato pianoforte, rimane il bell’affresco commissionato dal conte Tornielli al pittore Eugenio Moretti Larese, raffigurante lo stesso conte mentre conduce un carro trainato da buoi e sul quale siede Verdi nell’atto di suonare un liuto, in mezzo a un’allegra brigata. Dello stesso autore sono gli altri tre begli affreschi che troneggiano nel salone d’ingresso della Villa.
Aneddoti e Curiosità
Si tramanda che la notte stessa in cui Verdi arrivava in prossimità della Villa, dove avrebbe trovato rifugio e tranquillità dopo il fallimento della sua prima a Teatro, fosse vittima di un incidente: la carrozza sulla quale viaggiava finì fuori strada, e cavalli e passeggeri rovinarono nel fossato laterale. Giuseppe Verdi (1813 - 1901) fu un compositore italiano universalmente riconosciuto tra i massimi operisti, autore di melodrammi che fanno parte del repertorio dei teatri di tutto il mondo. Dominò la scena lirica dopo i grandi protagonisti del primo Ottocento.
Suite n° 2 “Liz Taylor”
Alla bellissima Elizabeth Taylor è intitolata la suite n° 2 della Villa, in ricordo del soggiorno che ebbe la diva di “La bisbetica domata” e “Cleopatra”, ospite in Villa assieme al celebre marito, Richard Burton. Vincitrice di 2 oscar come migliore attrice, nel 1961 per “Venere in visone” e nel 1967 per “Chi ha paura di Virginia Woolf,” la Taylor è tuttora considerata una delle più belle e talentuose attrici della storia del cinema.
Aneddoti e Curiosità
Il soggiorno di Elisabeth Taylor e Richard Burton in Villa avvenne durante le riprese del film “La Bisbetica Domata”, che arrivò nelle sale nel marzo del 1967. Durante la lavorazione del film i due attori decisero di prendersi una pausa improvvisa di tre mesi durante la quale viaggiarono molto. Tra le loro mete, scelsero di passare un’intera settimana all’Hotel Villa Condulmer. Si ha testimonianza della loro riservatissima presenza dai familiari dell'allora tappezziere della Villa , il Cav. Giuseppe Barbon, al quale venne ordinata per l'occasione una table habillè.
Suite n° 3 “Suite degli Artisti”
La suite n° 3 della Villa è dedicata a tutti gli artisti che hanno frequentato Villa Condulmer, attratti sia dal prestigioso “Studio di Registrazione Condulmer” adiacente l’albergo, sia dalla straordinaria quiete che regna nella Villa. La pace e la tranquillità che normalmente si respirano, hanno più volte messo gli artisti nelle condizioni di trovare l’ispirazione per le proprie opere.
Fra gli artisti più famosi che registrarono presso lo Studio Condulmer e che soggiornarono in Villa: Placido Domingo e Katia Ricciarelli; ma anche i Duran Duran, Sting, Sade, Mick Jagger, nonché Gino Paoli, Ornella Vanoni, i Pooh, Paolo Conte, Claudio Baglioni, Renato Zero, Umberto Tozzi, Tiziano Ferro, Zucchero, Vasco Rossi, e molti altri ancora arricchiscono il parterre della nostra clientela più famosa.
Aneddoti e Curiosità
Attiguo alla Villa dal 1985 al 2009 era attivo lo “Studio di Registrazione Condulmer”. La maggior parte degli artisti che incisero le loro musiche nello studio furono anche ospiti della Villa, chi per qualche notte, chi per lunghi periodi. Tranquillità e pace, caratteristiche della Villa, costituivano un mix ottimale per autori, compositori e cantanti. Zucchero Fornaciari, affezionato ospite della Villa, ebbe la sua presenza più significativa nel 1985 quando, assieme all’attore Gérard Depardieu, incise “Un piccolo aiuto”. L’intera clip, con i due artisti protagonisti, venne girata tra la Villa e lo Studio. Vasco Rossi scelse di fermarsi più di una volta nella quiete della campagna zermanese e il suo celebre successo “Vivere” del 1993, fu composto in una delle suite dell’ala giardino.
Gino Paoli soggiornò in Villa nel 1991 durante l’incisione del suo celebre brano “Quattro amici al bar”. La canzone, che prendeva spunto dallo stile musicale di Vasco Rossi e rappresentava un deciso cambio stilistico dell’artista, ebbe un enorme successo e vinse il Festivalbar di quell’anno. Sade Adu nel 1992, dopo l’album “Stronger than Pride” e quattro anni di silenzio, riprese finalmente a registrare e lo fece proprio nello Studio Condulmer, con il brano “Love Deluxe”. Soggiornò in Villa durante quel periodo, “scappando via dai soliti fastidi”, come spiegò ai giornalisti di Repubblica durante l’intervista. Sir Mick Jagger, leader dei mitici Rolling Stones, soggiornò in Villa con la moglie Jarry Hall, durante i primi anni novanta.
Suite n° 4 “Ronald Reagan”
La Suite numero 4 dell’Hotel è intitolata a Ronald Reagan. Nel 1987 l’allora presidente americano, si recò in Italia per presenziare al G7 che in quell’anno si teneva a Venezia, nell’isola di S. Giorgio. Mercoledì 3 giugno 1987 alle 22,15 il Presidente Americano Ronald Reagan e la sua consorte Nancy, sbarcavano all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Qui li attendeva un elicottero per condurli nello storico albergo.
La posizione strategica, la tranquillità e il silenzio, e non ultima la possibilità di fare sport e camminate nel parco, come da richiesta del Presidente, facevano della Villa un ottimo quartier generale. L’ Hotel Villa Condulmer per l’occasione fu circondato da un cordone di polizia a garantire incolumità e sicurezza all’allora presidente più importante al Mondo.
Aneddoti e Curiosità
Si lavorò moltissimo in Hotel in quell’occasione per soddisfare le richieste del Presidente e del suo nutrito staff. Nancy adorava le rose rosse, mentre un paio di ottimi cavalli erano a totale disposizione del Presidente nell’attiguo maneggio. Le stanze dei coniugi Reagan vennero arricchite di mobili e quadri preziosi, anche se all’ultimo momento Mrs Reagan decise che non avrebbero dormito, secondo programma, in stanze separate.
In fretta e furia fecero allora arrivare da Washington il letto matrimoniale in uso alla Casa Bianca: un gran letto a cassettone con il copriletto azzurro, al quale, grazie agli antiquari della vicina città di Treviso, venne aggiunta una testata del Quattrocento. Sempre grazie a loro, la stanza venne anche arricchita da una Annunciazione del Seicento, due capitelli in pietra del Cinquecento ai lati del letto in qualità di comodini e una grande specchiera dorata del Settecento. Nel salottino verde a lato del salone centrale (Hall) è esposta la foto della Coppia Presidenziale con dedica alla proprietà.
Suite n° 5 “Papa Eugenio IV”
Il più illustre antenato di Alvise Condulmer, il patrizio veneziano che commissionò la costruzione della Villa, è sicuramente Gabriele Condulmer, meglio conosciuto come Papa Eugenio IV. Egli nacque a Venezia nel 1383. Fu il 207° Papa della Chiesa cattolica, fino alla sua morte, nel 1447.
Papa Eugenio IV è ricordato per essere stato messo in fuga da Roma dalla potente famiglia dei Colonna la quale, grazie all’intercessione di Papa Martino V, nato Ottone Colonna e predecessore di Eugenio IV, aveva furbescamente sottratto grandi quantità di terre, tramite la Chiesa cattolica, a favore di vari membri appartenenti alla sua famiglia. Papa Eugenio IV, durante il suo pontificato, aveva allora confiscato tali beni. La famiglia Colonna si vendicò togliendo ad Eugenio il dominio su Roma. Il papa si mise in salvo andando in esilio nel maggio del 1434. Travestito con abiti da monaco e condotto ad un vascello fiorentino sul Tevere, in gran segreto giunse a Firenze, dove con l’aiuto di Cosimo De’ Medici venne riabilitato. Solo dopo dieci anni di esilio, che lo videro anche a Venezia e a Bologna, papa Eugenio IV si riappropriò di Roma. Viene descritto dagli storici avverso all’eresia, contro la schiavitù nelle isole Canarie, di grande bontà nei confronti dei poveri. Mai colpevole di nepotismo, fu amante dell’arte e dello studio. La nostra suite n° 5 è a lui dedicata.
Suite n° 6 “Margherita Condulmer”
Figlia del patrizio veneziano Tomaso Condulmer, Margherita Condulmer andò in sposa nel 1772 al N.H. veneziano Giovanni Grassi. Quest’ultimo ebbe in dote la dimora e le proprietà agricole della famiglia.La Villa, secondo i canoni dell’epoca, era soprattutto residenza estiva; durante il resto dell’anno la famiglia risiedeva in Venezia.
Appartenente alla famiglia Grassi e terminato nel 1772, lo stesso anno delle nozze di Giovanni e Margherita, l’imponente Palazzo Grassi in Venezia. Opera dell’architetto Giorgio Massari, sito nel sestiere di San Marco e affacciato sul Canal Grande, è oggi sede di mostre di notevole interesse.
Aneddoti e Curiosità
La bella N.D. Margherita Condulmer viene ricordata come donna solare e volitiva, un tantino capricciosa ma soprattutto amante della letteratura e dell’arte. E’documentata la sua amicizia con la poetessa Isabella Teotochi Albrizzi, a sua volta in profonda amicizia con Vincenzo Monti, Ugo Foscolo e il Pindemonte. Si narra che il 20 gennaio 1779 Margherita decise di ritirarsi in monastero in seguito al rifiuto da parte del marito di accordarle i servizi del cicisbeo N.H. Gaetano Dolfin. Già il giorno dopo, il 21 gennaio, su insistenza del marito, Margherita tornava a casa.
Il Cicisbeo o “Cavalier Servente” era una figura tipica del Settecento veneziano. Praticamente ogni nobildonna maritata ne possedeva uno, e la presenza del cavalier servente era addirittura patteggiata nei contratti nuziali. Si trattava di uomini, da non confondere con gli amanti, che erano addetti alla sicurezza personale delle Signore cui attendevano. Secondo la prassi, il cicisbeo andava a svegliare la dama al mattino, le augurava il buongiorno, le serviva la colazione, la aiutava ad aggiustarsi il busto. La accompagnava anche nelle passeggiate, a teatro, la riaccompagnava a casa, e aspettava che si addormentasse… La suite Villa numero 6 è a lei dedicata.
Suite n° 7 “Alvise Condulmer”
Immancabile, fra le nostre suites, quella dedicata a colui che commissionò la costruzione della Villa, il “Nobil Homo Veneto” Alvise Condulmer. La casata dei Condulmer (o Gondulmer) vanta origini antichissime, probabilmente longobarde. Tre solo i rami della famiglia che ebbero l’appartenenza al Maggior Consiglio della Repubblica, divenendo così parte dei patrizi membri della ristretta aristocrazia veneziana. Alvise Condulmer, il capostipite, appartenente al primo dei tre rami, era molto potente ed influente a livello locale; suo il bellissimo Palazzo Loredan a Venezia, dove ancor oggi si trova la fondamenta Gondulmer.
Tra i suoi discendenti più illustri, Papa Eugenio IV, a cui è dedicata un’altra suite dell’albergo. Nella prima metà del ‘700, Alvise Condulmer commissionò la costruzione della Villa a Zerman, nelle sue proprietà terriere del trevigiano, sulle rovine di un antico convento del XVI secolo. La grafia abbreviata del latino Nobilis Homo, o del veneziano Nobil Homo, ovvero “nobiluomo”, è N. H. , il corrispondente femminile, N.D. ovvero Nobilis Donna. Il titolo N.H. compariva nell’antica Repubblica di Venezia, a contraddistinguere i Patrizi, la classe nobiliare al governo della città di Venezia e dello Stato veneziano. Tale titolo era quindi riferito ai detentori della sovranità dello Stato veneziano, in quanto potenziali successori del Doge. Nella gerarchia nobiliare veniva di conseguenza parificato ad un principe di sangue.
Suite n° 8 “Conti Tornielli”
Alla famiglia dei conti Tornielli è dedicata l’ottava suite del nostro albergo. Della famiglia Tornielli, di origini Longobarde e del suo capostipite Ildebrando, si hanno notizie certe sin dagli albori del tredicesimo secolo. Nel 1536 il conte Giovanni Battista Tornielli comprava il Palazzo ai Servi in Venezia, da allora chiamato Palazzo Torniello ai Servi. Verso la fine del ‘700 un altro Giovanni Battista Tornielli riceveva in eredità dall’ultimo discendente della famiglia Grassi la tenuta di Condulmer, con annessa l’omonima villa.
Il conte Giovan Battista Tornielli fu presidente per oltre un ventennio, dal 1850 al 1872, del Gran Teatro “La Fenice” di Venezia, luogo di fama mondiale. Famosa è l’amicizia del conte Giovan Battista con il compositore Giuseppe Verdi, che egli ospitò nella Villa subito la delusione della tanto criticata prima della “Traviata” , messa in scena il 6 Marzo 1853 al Teatro La Fenice. A testimonianza dell’amicizia tra il conte e il compositore, uno dei quattro affreschi presenti nel salone centrale della Villa, che ritrae lo stesso conte mentre conduce un carro trainato da buoi, sopra il quale è raffigurato Verdi con un liuto in mano, in compagnia di un’allegra brigata. Questo affresco, come gli altri tre che tuttora abbelliscono il grande salone d’ingresso della Villa, fu commissionato da Giovan Battista Tornielli al pittore Eugenio Moretti Larese.
Aneddoti e Curiosità
Inaugurato nel 1792, distrutto dal fuoco per ben 2 volte nel 1836 e recentemente nel 1996, il Gran Teatro La Fenice era uno dei più eleganti teatri d’Italia. Risorto per ben tre volte dalle sue ceneri come il mitico uccello, dal 2003 e dopo anni di lavoro, il Teatro è stato restituito alla sua città e agli antichi splendori.
L’archivio storico del Teatro La Fenice, oggi in rete, conserva il materiale relativo a quasi tutte le opere messe in scena. In particolare di Giuseppe Verdi sono custoditi i bozzetti scenografici delle sue cinque “prime assolute”: Ernani; Attila; Rigoletto; La Traviata; Simon Boccanegra.
Curiosità e Particolarità nella Storia della Villa
Singolare e degna di nota nella storia della Villa, la sua successione dall’ultimo discendente della famiglia Tornielli, il conte Arcibaldo Trevisan Tornielli, ad Ildebrando Bonaventura.
Alla sua morte, il conte Arcibaldo, che non si era mai sposato, lasciò la Villa e le proprietà di Zerman ad Ildebrando Bonaventura, figlio del suo amministratore, ma educato e trattato come fosse stato suo, allora poco più che ventenne. La singolare eredità e la bella personalità di Ildebrando Bonaventura, ispirarono la creazione de “il signor Bonaventura”. Questi nacque dalla fantasia di Sergio Tofano che conobbe Ildebrando sotto le armi e ne coltivò l'amicizia. Il simpatico personaggio dei fumetti apparve sul “Corriere dei Piccoli” dal 1917 alla metà degli anni ’50.
"Bonaventura" vestiva con marsina e bombetta rossa, larghi pantaloni bianchi, ed era sempre accompagnato dal suo fedele bassotto. Sottobraccio, alla fine di ogni storia, l’immancabile assegno di “un milione”.
Per arrivare quasi ai nostri giorni, infine, degno di nota quanto accadde alla Villa durante il Secondo Conflitto Mondiale. La bella dimora venne confiscata prima dai tedeschi, poi dagli inglesi ed infine dagli americani. La Villa per fortuna non subì grossi danni perchè i tedeschi si premurarono di puntellare con robuste putrelle, che ressero durante tutto il periodo bellico, tutto il piano nobile. Si preservarono così i preziosi stucchi, gli affreschi, i meravigliosi lampadari e gran parte degli arredi. L’unico vero danno fu la sottrazione di scritti inediti di Giuseppe verdi, oggi di incommensurabile valore.
Nascita e Storia delle Ville Venete e Loro Caratteristiche
Le ville venete sono attualmente più di 400 edifici storici localizzati nelle sette province venete definite in epoca rinascimentale “l’entroterra di Venezia” seppure ne riscontriamo degli esempi anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia e presso le rive del lago di Garda.
Per circa 4 secoli di governo della repubblica Serenissima di Venezia, a partire dal ‘400 sino all’epoca napoleonica, le ville venete sorsero con una grande concentrazione nel triangolo ideale tra Venezia, Verona e Vittorio Veneto in ambienti naturali molto diversi tra loro, collina, campagna, pianura, tutti territori oggetto in quel periodo di bonifiche e coltivazioni da parte della repubblica veneziana. Agli albori della Repubblica Serenissima di Venezia, una legge proibiva ai veneziani la coltivazione della terra: “Coltivar el mar e lassar star la tera”, in effetti la Repubblica era legata al mare, una potenza marinara il cui successo si basava sul commercio. Si temeva che coltivare la terra potesse sottrarre forza lavoro al commercio e non si intendeva entrare in conflitto con casate feudali adiacenti quali Scaligeri e Carraresi.
Nel ‘300 e nella prima metà del ‘400 questa legge fu modificata e fu chiaro alla Serenissima l’importanza dei terreni dell’entroterra per la produzione agricola e di legname per le imbarcazioni nonché per la produzione tessile.
In questo periodo abbiamo i primi esempi di Villa Veneta, legati alla costruzione di dimore signorili per il soggiorno dei nobili veneziani nei periodi necessari ai lavori agricoli ed alle bonifiche nelle proprietà dell’entroterra. Inizialmente si tratta di costruzioni relativamente semplici che si affacciano su corti lastricate, le barchesse fungono da granai, stalle per gli animali e residenze dei dipendenti.
Nella seconda metà del ‘400 avvengono le prime trasformazioni: Le ville sono ispirate ai palazzi urbani di Venezia, spesso cinte da alti muri merlati a foggia di castelli, la vita nella villa inizia ad evolvere: il solo lavoro agricolo lascia spazio all’ozio, al contatto con la natura, alla lettura dei classici. Da qui trae origine il termine moderno “villeggiatura”.
Gli esempi più rappresentativi di Villa Veneta, appaiono però intorno al 1700 grazie ad una congiuntura economica più favorevole nel territorio dovuta prevalentemente alla prosperità della terra regolata e bonificata nonché all’industria tessile: setifici e lanifici dell’entroterra producevano ed esportavano prodotti verso l’Europa centrale in grandi quantità.
In questo periodo si assiste ad un fiorire di dimore principesche con scuderie, foresterie, scenografici porticati e cappelle, i giardini sono disegnati da veri e propri architetti del paesaggio mentre all’interno affreschi e dipinti di pittori come Tiepolo, Guardi e Canaletto impreziosiscono le pareti e le sale delle ville creando capolavori senza tempo. Raffinati lavori di ebanisteria e decorazioni con maioliche e ceramiche di Bassano, poco hanno da invidiare a capolavori d’Inghilterra o di Boemia.
In questo contesto celebri sono le ville del Palladio, geniale architetto che influenzò l’architettura delle ville venete. Le ville palladiane sono tra gli esempi più riusciti ed immortali del concetto di Villa Veneta ed influenzarono pesantemente lo stile costruttivo delle dimore signorili di tutto il mondo.
La villa veneta del ‘700 (categoria in cui rientra Villa Condulmer) a livello strutturale presenta delle caratteristiche ben precise. La parte più alta, centrale ed importante del complesso architettonico è la casa padronale, residenza dei nobili. Qui si trovava un salone centrale, fulcro della vita familiare: nel salone si ricevevano amici, familiari, si ascoltavano concerti e si seguivano spettacoli teatrali. Questa è la sala più ampia e ricca, affrescata da pittori spesso di fama ed arricchita con mobilia pregiata.
Accanto alla parte centrale, spesso ortogonali, le barchesse, costruite per necessità agricole e di alloggio dei dipendenti. Dapprima considerati spazi indegni, vengono conglobate nel’700 nell’intero complesso unendole alla casa padronale secondo lo schema architettonico del Palladio. Sopra le barchesse si trovano spesso alcune torrette dette “colombaie” dove si allevano volatili. In testa ad una delle barchesse spesso si trova una cappella per il culto religioso.
Tipica Barchessa di Villa Veneta
Caratteristiche architettoniche esterne delle ville venete palladiane o coeve sono l’ampio parco, la presenza di fontane ed altre costruzioni quali le ghiacciaie, il torcolo, le bigattaie, elementi del parco.
Il parco è uno spazio architettonico fondamentale nel complesso della villa, spesso in questo periodo si rifà al giardino all’italiana ed è costituito di lunghi viali nel verde piantonati da statue classicheggianti, fontane o peschiere, alberi secolari, labirinti. Verso il tardo ‘700 alcuni giardini assumono la forma naturalistica del giardino all’inglese.
La ghiacciaia, “giasèra”, è un ambiente freddo ed umido perlopiù sotterraneo nel quale si conserva il ghiaccio ad uso domestico, il roccolo era una grande gabbia per volatili presente in quasi tutti i parchi delle ville, la “caneva” o cantina serviva per la produzione o conservazione del vino, il torcolo (torchio) era presente nel parco delle ville nei quali terreni si produceva l’olio d’oliva per spremitura, le bigattaie erano delle enormi tavole di legno cosparse di gelso a nutrimento dei bachi da seta quando coltivati.
Oggi le ville venete sono tutelate come patrimonio artistico e culturale della regione Veneto, molte di esse sono di proprietà dello Stato, altre sono residenze private degli eredi dei nobili settecenteschi, altre ancora sono adibite ad affascinanti strutture alberghiere e ricettive di prestigio. In ogni caso la villa veneta è un inestimabile patrimonio della nostra regione e caratteristica fondamentale della sua storia e del suo paesaggio culturale.
Dove Siamo
Villa Condulmer - Via Preganziol, 1, Zerman, Mogliano Veneto (TV), 31021, Italia
Villa Veneta del '700 - Hotel, Resort & Golf Club
Un Luogo Incantato
Una villa veneta risalente alla prima metà del ‘700 che sorge su un antico convento del ‘500. Dal 1960 Villa Condulmer è un hotel a 5 stelle con un campo da golf, ristorante, piscina e american bar. Protetto dalle Belle Arti dal 1930, è un luogo di fascino e rilevanza storico-culturale assoluta in cui al pianoforte, ancora presente nella Hall, Verdi scrisse la versione definitiva della “Traviata”. Qui ci si può immergere nella storia attraversando il salone e osservando i segni del tempo dipinti sulle pareti affrescate.
Salendo le scale all’entrata della villa ci si perde negli spazi enormi del piano nobile, da cui si vedono le suite reali che rimandano alle vicende degli artisti del mondo della musica, del cinema e della politica che qui hanno alloggiato. Da Ronald Reagan, Lix Taylor, Mick Jagger a Placido Domingo e Sting fino a Vasco Rossi. Salendo poi all’ultimo piano ci si immagina i grandi personaggi della nostra letteratura affacciati alle finestre, mentre guardano il parco ed il giardino che hanno ispirato quelle poesie diventate patrimonio del nostro presente. Viene voglia di tornare al piano terra e varcare una nuova porta per scoprire cos’altro nascondono i saloni settecenteschi. Uscendo ci attende il parco che sembra unbosco con i suoi alberi secolari. L’architettura affascinante ricorda i libri di storia dell’arte e tutto rimanda alle tipiche feste dell’epoca con le tavole imbandite, sentendo l’odore del sigaro che un uomo fuma seduto su una sedia in vimini.
Il lussuoso Hotel offre 47 camere, di cui 20 doppie classic, 12 executive junior suite, 7 garden suite e 8 suite storiche. Un ristorante con 230 posti al coperto e uno estivo all’aperto con 600 posti a sedere. Oltre il parco secolare con lago e rovine del ‘500, dal 1 giugno apre la piscina fruibile fino a settembre e il Golf Club a 18 buche + 9 buche exucutive e club house. Tra i servizi anche l’eliporto e gli spazi per eventi come meeting, congressi e cerimonie.
L’Architettura e Il Parco
Secondo i dettami delle Ville Venete del XVIII secolo, che vede gli esempi più grandiosi di villa, committenti e ricche famiglie, è lo spazio di rappresentanza ad essere privilegiato, con l’edificio signorile preceduto dal giardino in configurazione assiale. L’accesso principale, situato sul lato orientale alla fine di un viale, è caratterizzato da un cancello in ferro battuto con pilastri in mattoni a vista e finiture in bugnato, il tutto ornato da statue.
Seguendo il viale d’entrata, dopo la statua centrale contornata da un’aiuola, i due monumentali alberi secolari rappresentati dal cedro dell’Atlante a sinistra e il cedro del Libano a destra. Le due maestose piante sono ad adornare l’entrata dell’edificio signorile, che rivolge a sud il suo fronte principale, nonostante le due facciate siano tra loro identiche.
Il piano terra è leggermente rialzato, con i quattro gradini che portano all’ingresso, oltrepassato il quale il visitatore viene accolto dal grande salone passante, fulcro dell’edificio. La pavimentazione è in terrazzo alla veneziana; pareti e soffitto sono adornati da pregevoli stucchi; simmetrici e maestosi i due antichi e rari lampadari realizzati a mano in vetro di Murano. Sempre nel salone, si possono ammirare 4 affreschi in tema bucolico, realizzati intorno alla metà dell’800 dal pittore Eugenio Moretti Larese. In particolare, il secondo a destra, ritrae l’allora proprietario della Villa, il conte Giovan Battista Tornielli, assieme all’amico Giuseppe Verdi. Il compositore su invito del conte, soggiornò nella Villa a partire dal marzo del 1853, per rilassarsi dopo la tanto criticata “prima” de La Traviata.
Nella parte centrale del salone una grande porta voltata ad arco è affiancata da una finestra per parte. Salendo le scale, tra loro simmetriche, si arriva al piano nobile, caratterizzato anch’esso da un ampio salone con pavimento in terrazzo alla veneziana, un imponente maestoso lampadario settecentesco in vetro di Murano al centro di un pregevole stemma gentilizio, una terrazza sporgente, e una notevole verticalità.
Fiore all’occhiello della Villa, il grande parco settecentesco disegnato dall’Architetto Sebatoni, dove è facile rilassarsi in tranquille passeggiate nella quiete. Numerosi gli alberi imponenti e rari, catalogati come monumentali e secolari. In particolare, ai bordi del laghetto, i rari esemplari di Cipresso delle Paludi. Di notevole interesse il piccolo padiglione che si affaccia sul lago, le statue, le rovine, i numerosi fiori e le essenze tipiche dei parchi secolari; infine la grande e bella piscina in mezzo al verde. Attigua al parco della villa, una cappella settecentesca, attualmente sconsacrata.
L’Hotel e le Suites Villa Storiche
L’ albergo negli anni ha acquisito fama a livello internazionale, tanto che non sono poche le celebrità della musica, del cinema o della politica, che hanno soggiornato nelle suites, alcune delle quali, le otto stanze storiche del corpo centrale della Villa, sono a loro intitolate. Fra gli ospiti di spicco si annoverano, oltre al compositore Giuseppe Verdi, che ha soggiornato all’epoca del conte Giovan Battista Tornielli, personaggi del calibro di Ronald Reagan, Liz Taylor, Richard Burton, Mick Jagger, Placido Domingo, Sting e molti altri ancora.
Suite n° 1 “Giuseppe Verdi”
Immancabile una suite dedicata a Giuseppe Verdi, il compositore di Nabucco, Rigoletto, Traviata, Aida, Otello, Giovanna d’Arco, Macbeth e molto altro ancora. Il compositore era profondamente legato alla Villa e al conte Tornielli. La permanenza di Giuseppe Verdi a Villa Condulmer fu dovuta ad un insuccesso. Il 6 marzo 1853, andò in scena al Teatro La Fenice di Venezia la prima di una delle sue opere più famose: la Traviata. Ma venne pesantemente fischiata dal pubblico in sala, con conseguente delusione e abbattimento dell’autore. Presidente del teatro era in quel periodo il conte Giovanni Battista Tornielli, che aveva ereditato Villa Condulmer e la tenuta di Zerman dall’ultimo discendente della famiglia Grassi. Grande amante della musica e legato a Verdi da sincera amicizia, il conte invitò il compositore a soggiornare da lui in Villa, lontano dagli ambienti consueti.
Proprio sul pianoforte di Villa Condulmer, tutt’ora presente in Villa, la Traviata fu rivista e riscritta dal suo autore per trasformarsi nel celebre successo senza tempo che conosciamo oggi. Del soggiorno di Giuseppe Verdi in Villa, oltre al citato pianoforte, rimane il bell’affresco commissionato dal conte Tornielli al pittore Eugenio Moretti Larese, raffigurante lo stesso conte mentre conduce un carro trainato da buoi e sul quale siede Verdi nell’atto di suonare un liuto, in mezzo a un’allegra brigata. Dello stesso autore sono gli altri tre begli affreschi che troneggiano nel salone d’ingresso della Villa.
Aneddoti e Curiosità
Si tramanda che la notte stessa in cui Verdi arrivava in prossimità della Villa, dove avrebbe trovato rifugio e tranquillità dopo il fallimento della sua prima a Teatro, fosse vittima di un incidente: la carrozza sulla quale viaggiava finì fuori strada, e cavalli e passeggeri rovinarono nel fossato laterale. Giuseppe Verdi (1813 - 1901) fu un compositore italiano universalmente riconosciuto tra i massimi operisti, autore di melodrammi che fanno parte del repertorio dei teatri di tutto il mondo. Dominò la scena lirica dopo i grandi protagonisti del primo Ottocento.
Suite n° 2 “Liz Taylor”
Alla bellissima Elizabeth Taylor è intitolata la suite n° 2 della Villa, in ricordo del soggiorno che ebbe la diva di “La bisbetica domata” e “Cleopatra”, ospite in Villa assieme al celebre marito, Richard Burton. Vincitrice di 2 oscar come migliore attrice, nel 1961 per “Venere in visone” e nel 1967 per “Chi ha paura di Virginia Woolf,” la Taylor è tuttora considerata una delle più belle e talentuose attrici della storia del cinema.
Aneddoti e Curiosità
Il soggiorno di Elisabeth Taylor e Richard Burton in Villa avvenne durante le riprese del film “La Bisbetica Domata”, che arrivò nelle sale nel marzo del 1967. Durante la lavorazione del film i due attori decisero di prendersi una pausa improvvisa di tre mesi durante la quale viaggiarono molto. Tra le loro mete, scelsero di passare un’intera settimana all’Hotel Villa Condulmer. Si ha testimonianza della loro riservatissima presenza dai familiari dell'allora tappezziere della Villa , il Cav. Giuseppe Barbon, al quale venne ordinata per l'occasione una table habillè.
Suite n° 3 “Suite degli Artisti”
La suite n° 3 della Villa è dedicata a tutti gli artisti che hanno frequentato Villa Condulmer, attratti sia dal prestigioso “Studio di Registrazione Condulmer” adiacente l’albergo, sia dalla straordinaria quiete che regna nella Villa. La pace e la tranquillità che normalmente si respirano, hanno più volte messo gli artisti nelle condizioni di trovare l’ispirazione per le proprie opere.
Fra gli artisti più famosi che registrarono presso lo Studio Condulmer e che soggiornarono in Villa: Placido Domingo e Katia Ricciarelli; ma anche i Duran Duran, Sting, Sade, Mick Jagger, nonché Gino Paoli, Ornella Vanoni, i Pooh, Paolo Conte, Claudio Baglioni, Renato Zero, Umberto Tozzi, Tiziano Ferro, Zucchero, Vasco Rossi, e molti altri ancora arricchiscono il parterre della nostra clientela più famosa.
Aneddoti e Curiosità
Attiguo alla Villa dal 1985 al 2009 era attivo lo “Studio di Registrazione Condulmer”. La maggior parte degli artisti che incisero le loro musiche nello studio furono anche ospiti della Villa, chi per qualche notte, chi per lunghi periodi. Tranquillità e pace, caratteristiche della Villa, costituivano un mix ottimale per autori, compositori e cantanti. Zucchero Fornaciari, affezionato ospite della Villa, ebbe la sua presenza più significativa nel 1985 quando, assieme all’attore Gérard Depardieu, incise “Un piccolo aiuto”. L’intera clip, con i due artisti protagonisti, venne girata tra la Villa e lo Studio. Vasco Rossi scelse di fermarsi più di una volta nella quiete della campagna zermanese e il suo celebre successo “Vivere” del 1993, fu composto in una delle suite dell’ala giardino.
Gino Paoli soggiornò in Villa nel 1991 durante l’incisione del suo celebre brano “Quattro amici al bar”. La canzone, che prendeva spunto dallo stile musicale di Vasco Rossi e rappresentava un deciso cambio stilistico dell’artista, ebbe un enorme successo e vinse il Festivalbar di quell’anno. Sade Adu nel 1992, dopo l’album “Stronger than Pride” e quattro anni di silenzio, riprese finalmente a registrare e lo fece proprio nello Studio Condulmer, con il brano “Love Deluxe”. Soggiornò in Villa durante quel periodo, “scappando via dai soliti fastidi”, come spiegò ai giornalisti di Repubblica durante l’intervista. Sir Mick Jagger, leader dei mitici Rolling Stones, soggiornò in Villa con la moglie Jarry Hall, durante i primi anni novanta.
Suite n° 4 “Ronald Reagan”
La Suite numero 4 dell’Hotel è intitolata a Ronald Reagan. Nel 1987 l’allora presidente americano, si recò in Italia per presenziare al G7 che in quell’anno si teneva a Venezia, nell’isola di S. Giorgio. Mercoledì 3 giugno 1987 alle 22,15 il Presidente Americano Ronald Reagan e la sua consorte Nancy, sbarcavano all’aeroporto Marco Polo di Venezia. Qui li attendeva un elicottero per condurli nello storico albergo.
La posizione strategica, la tranquillità e il silenzio, e non ultima la possibilità di fare sport e camminate nel parco, come da richiesta del Presidente, facevano della Villa un ottimo quartier generale. L’ Hotel Villa Condulmer per l’occasione fu circondato da un cordone di polizia a garantire incolumità e sicurezza all’allora presidente più importante al Mondo.
Aneddoti e Curiosità
Si lavorò moltissimo in Hotel in quell’occasione per soddisfare le richieste del Presidente e del suo nutrito staff. Nancy adorava le rose rosse, mentre un paio di ottimi cavalli erano a totale disposizione del Presidente nell’attiguo maneggio. Le stanze dei coniugi Reagan vennero arricchite di mobili e quadri preziosi, anche se all’ultimo momento Mrs Reagan decise che non avrebbero dormito, secondo programma, in stanze separate.
In fretta e furia fecero allora arrivare da Washington il letto matrimoniale in uso alla Casa Bianca: un gran letto a cassettone con il copriletto azzurro, al quale, grazie agli antiquari della vicina città di Treviso, venne aggiunta una testata del Quattrocento. Sempre grazie a loro, la stanza venne anche arricchita da una Annunciazione del Seicento, due capitelli in pietra del Cinquecento ai lati del letto in qualità di comodini e una grande specchiera dorata del Settecento. Nel salottino verde a lato del salone centrale (Hall) è esposta la foto della Coppia Presidenziale con dedica alla proprietà.
Suite n° 5 “Papa Eugenio IV”
Il più illustre antenato di Alvise Condulmer, il patrizio veneziano che commissionò la costruzione della Villa, è sicuramente Gabriele Condulmer, meglio conosciuto come Papa Eugenio IV. Egli nacque a Venezia nel 1383. Fu il 207° Papa della Chiesa cattolica, fino alla sua morte, nel 1447.
Papa Eugenio IV è ricordato per essere stato messo in fuga da Roma dalla potente famiglia dei Colonna la quale, grazie all’intercessione di Papa Martino V, nato Ottone Colonna e predecessore di Eugenio IV, aveva furbescamente sottratto grandi quantità di terre, tramite la Chiesa cattolica, a favore di vari membri appartenenti alla sua famiglia. Papa Eugenio IV, durante il suo pontificato, aveva allora confiscato tali beni. La famiglia Colonna si vendicò togliendo ad Eugenio il dominio su Roma. Il papa si mise in salvo andando in esilio nel maggio del 1434. Travestito con abiti da monaco e condotto ad un vascello fiorentino sul Tevere, in gran segreto giunse a Firenze, dove con l’aiuto di Cosimo De’ Medici venne riabilitato. Solo dopo dieci anni di esilio, che lo videro anche a Venezia e a Bologna, papa Eugenio IV si riappropriò di Roma. Viene descritto dagli storici avverso all’eresia, contro la schiavitù nelle isole Canarie, di grande bontà nei confronti dei poveri. Mai colpevole di nepotismo, fu amante dell’arte e dello studio. La nostra suite n° 5 è a lui dedicata.
Suite n° 6 “Margherita Condulmer”
Figlia del patrizio veneziano Tomaso Condulmer, Margherita Condulmer andò in sposa nel 1772 al N.H. veneziano Giovanni Grassi. Quest’ultimo ebbe in dote la dimora e le proprietà agricole della famiglia.La Villa, secondo i canoni dell’epoca, era soprattutto residenza estiva; durante il resto dell’anno la famiglia risiedeva in Venezia.
Appartenente alla famiglia Grassi e terminato nel 1772, lo stesso anno delle nozze di Giovanni e Margherita, l’imponente Palazzo Grassi in Venezia. Opera dell’architetto Giorgio Massari, sito nel sestiere di San Marco e affacciato sul Canal Grande, è oggi sede di mostre di notevole interesse.
Aneddoti e Curiosità
La bella N.D. Margherita Condulmer viene ricordata come donna solare e volitiva, un tantino capricciosa ma soprattutto amante della letteratura e dell’arte. E’documentata la sua amicizia con la poetessa Isabella Teotochi Albrizzi, a sua volta in profonda amicizia con Vincenzo Monti, Ugo Foscolo e il Pindemonte. Si narra che il 20 gennaio 1779 Margherita decise di ritirarsi in monastero in seguito al rifiuto da parte del marito di accordarle i servizi del cicisbeo N.H. Gaetano Dolfin. Già il giorno dopo, il 21 gennaio, su insistenza del marito, Margherita tornava a casa.
Il Cicisbeo o “Cavalier Servente” era una figura tipica del Settecento veneziano. Praticamente ogni nobildonna maritata ne possedeva uno, e la presenza del cavalier servente era addirittura patteggiata nei contratti nuziali. Si trattava di uomini, da non confondere con gli amanti, che erano addetti alla sicurezza personale delle Signore cui attendevano. Secondo la prassi, il cicisbeo andava a svegliare la dama al mattino, le augurava il buongiorno, le serviva la colazione, la aiutava ad aggiustarsi il busto. La accompagnava anche nelle passeggiate, a teatro, la riaccompagnava a casa, e aspettava che si addormentasse… La suite Villa numero 6 è a lei dedicata.
Suite n° 7 “Alvise Condulmer”
Immancabile, fra le nostre suites, quella dedicata a colui che commissionò la costruzione della Villa, il “Nobil Homo Veneto” Alvise Condulmer. La casata dei Condulmer (o Gondulmer) vanta origini antichissime, probabilmente longobarde. Tre solo i rami della famiglia che ebbero l’appartenenza al Maggior Consiglio della Repubblica, divenendo così parte dei patrizi membri della ristretta aristocrazia veneziana. Alvise Condulmer, il capostipite, appartenente al primo dei tre rami, era molto potente ed influente a livello locale; suo il bellissimo Palazzo Loredan a Venezia, dove ancor oggi si trova la fondamenta Gondulmer.
Tra i suoi discendenti più illustri, Papa Eugenio IV, a cui è dedicata un’altra suite dell’albergo. Nella prima metà del ‘700, Alvise Condulmer commissionò la costruzione della Villa a Zerman, nelle sue proprietà terriere del trevigiano, sulle rovine di un antico convento del XVI secolo. La grafia abbreviata del latino Nobilis Homo, o del veneziano Nobil Homo, ovvero “nobiluomo”, è N. H. , il corrispondente femminile, N.D. ovvero Nobilis Donna. Il titolo N.H. compariva nell’antica Repubblica di Venezia, a contraddistinguere i Patrizi, la classe nobiliare al governo della città di Venezia e dello Stato veneziano. Tale titolo era quindi riferito ai detentori della sovranità dello Stato veneziano, in quanto potenziali successori del Doge. Nella gerarchia nobiliare veniva di conseguenza parificato ad un principe di sangue.
Suite n° 8 “Conti Tornielli”
Alla famiglia dei conti Tornielli è dedicata l’ottava suite del nostro albergo. Della famiglia Tornielli, di origini Longobarde e del suo capostipite Ildebrando, si hanno notizie certe sin dagli albori del tredicesimo secolo. Nel 1536 il conte Giovanni Battista Tornielli comprava il Palazzo ai Servi in Venezia, da allora chiamato Palazzo Torniello ai Servi. Verso la fine del ‘700 un altro Giovanni Battista Tornielli riceveva in eredità dall’ultimo discendente della famiglia Grassi la tenuta di Condulmer, con annessa l’omonima villa.
Il conte Giovan Battista Tornielli fu presidente per oltre un ventennio, dal 1850 al 1872, del Gran Teatro “La Fenice” di Venezia, luogo di fama mondiale. Famosa è l’amicizia del conte Giovan Battista con il compositore Giuseppe Verdi, che egli ospitò nella Villa subito la delusione della tanto criticata prima della “Traviata” , messa in scena il 6 Marzo 1853 al Teatro La Fenice. A testimonianza dell’amicizia tra il conte e il compositore, uno dei quattro affreschi presenti nel salone centrale della Villa, che ritrae lo stesso conte mentre conduce un carro trainato da buoi, sopra il quale è raffigurato Verdi con un liuto in mano, in compagnia di un’allegra brigata. Questo affresco, come gli altri tre che tuttora abbelliscono il grande salone d’ingresso della Villa, fu commissionato da Giovan Battista Tornielli al pittore Eugenio Moretti Larese.
Aneddoti e Curiosità
Inaugurato nel 1792, distrutto dal fuoco per ben 2 volte nel 1836 e recentemente nel 1996, il Gran Teatro La Fenice era uno dei più eleganti teatri d’Italia. Risorto per ben tre volte dalle sue ceneri come il mitico uccello, dal 2003 e dopo anni di lavoro, il Teatro è stato restituito alla sua città e agli antichi splendori.
L’archivio storico del Teatro La Fenice, oggi in rete, conserva il materiale relativo a quasi tutte le opere messe in scena. In particolare di Giuseppe Verdi sono custoditi i bozzetti scenografici delle sue cinque “prime assolute”: Ernani; Attila; Rigoletto; La Traviata; Simon Boccanegra.
Curiosità e Particolarità nella Storia della Villa
Singolare e degna di nota nella storia della Villa, la sua successione dall’ultimo discendente della famiglia Tornielli, il conte Arcibaldo Trevisan Tornielli, ad Ildebrando Bonaventura.
Alla sua morte, il conte Arcibaldo, che non si era mai sposato, lasciò la Villa e le proprietà di Zerman ad Ildebrando Bonaventura, figlio del suo amministratore, ma educato e trattato come fosse stato suo, allora poco più che ventenne. La singolare eredità e la bella personalità di Ildebrando Bonaventura, ispirarono la creazione de “il signor Bonaventura”. Questi nacque dalla fantasia di Sergio Tofano che conobbe Ildebrando sotto le armi e ne coltivò l'amicizia. Il simpatico personaggio dei fumetti apparve sul “Corriere dei Piccoli” dal 1917 alla metà degli anni ’50.
"Bonaventura" vestiva con marsina e bombetta rossa, larghi pantaloni bianchi, ed era sempre accompagnato dal suo fedele bassotto. Sottobraccio, alla fine di ogni storia, l’immancabile assegno di “un milione”.
Per arrivare quasi ai nostri giorni, infine, degno di nota quanto accadde alla Villa durante il Secondo Conflitto Mondiale. La bella dimora venne confiscata prima dai tedeschi, poi dagli inglesi ed infine dagli americani. La Villa per fortuna non subì grossi danni perchè i tedeschi si premurarono di puntellare con robuste putrelle, che ressero durante tutto il periodo bellico, tutto il piano nobile. Si preservarono così i preziosi stucchi, gli affreschi, i meravigliosi lampadari e gran parte degli arredi. L’unico vero danno fu la sottrazione di scritti inediti di Giuseppe verdi, oggi di incommensurabile valore.
Nascita e Storia delle Ville Venete e Loro Caratteristiche
Le ville venete sono attualmente più di 400 edifici storici localizzati nelle sette province venete definite in epoca rinascimentale “l’entroterra di Venezia” seppure ne riscontriamo degli esempi anche in Lombardia, Friuli Venezia Giulia e presso le rive del lago di Garda.
Per circa 4 secoli di governo della repubblica Serenissima di Venezia, a partire dal ‘400 sino all’epoca napoleonica, le ville venete sorsero con una grande concentrazione nel triangolo ideale tra Venezia, Verona e Vittorio Veneto in ambienti naturali molto diversi tra loro, collina, campagna, pianura, tutti territori oggetto in quel periodo di bonifiche e coltivazioni da parte della repubblica veneziana. Agli albori della Repubblica Serenissima di Venezia, una legge proibiva ai veneziani la coltivazione della terra: “Coltivar el mar e lassar star la tera”, in effetti la Repubblica era legata al mare, una potenza marinara il cui successo si basava sul commercio. Si temeva che coltivare la terra potesse sottrarre forza lavoro al commercio e non si intendeva entrare in conflitto con casate feudali adiacenti quali Scaligeri e Carraresi.
Nel ‘300 e nella prima metà del ‘400 questa legge fu modificata e fu chiaro alla Serenissima l’importanza dei terreni dell’entroterra per la produzione agricola e di legname per le imbarcazioni nonché per la produzione tessile.
In questo periodo abbiamo i primi esempi di Villa Veneta, legati alla costruzione di dimore signorili per il soggiorno dei nobili veneziani nei periodi necessari ai lavori agricoli ed alle bonifiche nelle proprietà dell’entroterra. Inizialmente si tratta di costruzioni relativamente semplici che si affacciano su corti lastricate, le barchesse fungono da granai, stalle per gli animali e residenze dei dipendenti.
Nella seconda metà del ‘400 avvengono le prime trasformazioni: Le ville sono ispirate ai palazzi urbani di Venezia, spesso cinte da alti muri merlati a foggia di castelli, la vita nella villa inizia ad evolvere: il solo lavoro agricolo lascia spazio all’ozio, al contatto con la natura, alla lettura dei classici. Da qui trae origine il termine moderno “villeggiatura”.
Gli esempi più rappresentativi di Villa Veneta, appaiono però intorno al 1700 grazie ad una congiuntura economica più favorevole nel territorio dovuta prevalentemente alla prosperità della terra regolata e bonificata nonché all’industria tessile: setifici e lanifici dell’entroterra producevano ed esportavano prodotti verso l’Europa centrale in grandi quantità.
In questo periodo si assiste ad un fiorire di dimore principesche con scuderie, foresterie, scenografici porticati e cappelle, i giardini sono disegnati da veri e propri architetti del paesaggio mentre all’interno affreschi e dipinti di pittori come Tiepolo, Guardi e Canaletto impreziosiscono le pareti e le sale delle ville creando capolavori senza tempo. Raffinati lavori di ebanisteria e decorazioni con maioliche e ceramiche di Bassano, poco hanno da invidiare a capolavori d’Inghilterra o di Boemia.
In questo contesto celebri sono le ville del Palladio, geniale architetto che influenzò l’architettura delle ville venete. Le ville palladiane sono tra gli esempi più riusciti ed immortali del concetto di Villa Veneta ed influenzarono pesantemente lo stile costruttivo delle dimore signorili di tutto il mondo.
La villa veneta del ‘700 (categoria in cui rientra Villa Condulmer) a livello strutturale presenta delle caratteristiche ben precise. La parte più alta, centrale ed importante del complesso architettonico è la casa padronale, residenza dei nobili. Qui si trovava un salone centrale, fulcro della vita familiare: nel salone si ricevevano amici, familiari, si ascoltavano concerti e si seguivano spettacoli teatrali. Questa è la sala più ampia e ricca, affrescata da pittori spesso di fama ed arricchita con mobilia pregiata.
Accanto alla parte centrale, spesso ortogonali, le barchesse, costruite per necessità agricole e di alloggio dei dipendenti. Dapprima considerati spazi indegni, vengono conglobate nel’700 nell’intero complesso unendole alla casa padronale secondo lo schema architettonico del Palladio. Sopra le barchesse si trovano spesso alcune torrette dette “colombaie” dove si allevano volatili. In testa ad una delle barchesse spesso si trova una cappella per il culto religioso.
Tipica Barchessa di Villa Veneta
Caratteristiche architettoniche esterne delle ville venete palladiane o coeve sono l’ampio parco, la presenza di fontane ed altre costruzioni quali le ghiacciaie, il torcolo, le bigattaie, elementi del parco.
Il parco è uno spazio architettonico fondamentale nel complesso della villa, spesso in questo periodo si rifà al giardino all’italiana ed è costituito di lunghi viali nel verde piantonati da statue classicheggianti, fontane o peschiere, alberi secolari, labirinti. Verso il tardo ‘700 alcuni giardini assumono la forma naturalistica del giardino all’inglese.
La ghiacciaia, “giasèra”, è un ambiente freddo ed umido perlopiù sotterraneo nel quale si conserva il ghiaccio ad uso domestico, il roccolo era una grande gabbia per volatili presente in quasi tutti i parchi delle ville, la “caneva” o cantina serviva per la produzione o conservazione del vino, il torcolo (torchio) era presente nel parco delle ville nei quali terreni si produceva l’olio d’oliva per spremitura, le bigattaie erano delle enormi tavole di legno cosparse di gelso a nutrimento dei bachi da seta quando coltivati.
Oggi le ville venete sono tutelate come patrimonio artistico e culturale della regione Veneto, molte di esse sono di proprietà dello Stato, altre sono residenze private degli eredi dei nobili settecenteschi, altre ancora sono adibite ad affascinanti strutture alberghiere e ricettive di prestigio. In ogni caso la villa veneta è un inestimabile patrimonio della nostra regione e caratteristica fondamentale della sua storia e del suo paesaggio culturale.
Dove Siamo
Villa Condulmer - Via Preganziol, 1, Zerman, Mogliano Veneto (TV), 31021, Italia
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