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Chanel


Coco la Rivoluzionaria



"A tutti gli effetti, nessuno ha più fatto nulla di nuovo da allora. Tutto è ancora basato sullo stile Chanel attorno al 1925" - Walter Albini



Identity



Gabrielle Chanel, forte e ambiziosa, sovvertì la moda femminile costretta all’interno di rigidi schemi sociali. 



Chanel la "modiste" non faceva parte dell’aristocrazia parigina, né dell’alta borghesia, ma riuscì a rendere à la page gli abiti delle sartine e delle commesse anche tra le ricche signore di Deauville. Nata il 19 agosto 1883, in un villaggio nel sud della Francia, Coco fece i suoi primi passi nel mondo della moda nel 1908, creando cappelli a Parigi e, successivamente, a Deauville. In queste città e a Biarritz, aprì i suoi negozi negli anni 10.



Durante la Belle Epoque le donne, erano strizzate in rigidi corsetti e vestivano con abiti plissettati e drappeggiati, farciti da sottogonne e rinforzati. A tutto questo, si aggiungeva un gusto accentuato per i richiami esotici.



Non è difficile immaginare quanto una moda improntata a sovvertire tali canoni fosse, per l’epoca, visionaria e sfrontata. Negli stessi anni, Paul Poiret e Mademoiselle Vionnet liberarono la donna dai bustini, mentre Paquin introdusse una linea fluida e la vita a stile impero.



Mentre Coco Chanel, che vestiva da uomo, con una predilezione per la moda confortevole, androgina e sportiva - creata per assecondare il corpo non per dominarlo - voleva emancipare la donna e renderla indipendente.



È comprensibile dunque l’ostracismo che affrontò per affermarsi nei suoi primi anni di attività. Nel frattempo vi fu la Grande Guerra, durante la quale tutte le stravaganze furono sopite nel nome di una morigeratezza dei costumi necessaria in tempi bellici, e per contro la partecipazione femminile nella vita quotidiana aumenta con il lavoro e il diritto al voto.



Obiettivo di Coco era uno stile décontracté, realizzato attraverso lunghe gonne dritte, cardigan, sciolte bluse, con morbide cinture annodate in vita. E il tessuto che sembrava corrispondere alle sue esigenze era il jersey, del quale ottenne l’esclusiva nel 1916.



Nel 1920, intanto, apre la sua storica sede in Rue de Cambon al n° 31, e nel 1921 lancia la fragranza più famosa in assoluto, Chanel N. 5, seguita, negli anni successivi, da tante altre come la N. 22, Gardénia o Cuir de Russie e infine la N. 19 negli anni 70.



Ormai lontani i corsetti e le stecche di balena, la donna Chanel liberava tutta la propria avvenenza: non voluttuosamente bella, ma sportiva, lavoratrice e indipendente,  era un inno alla semplicità. Verso la metà degli anni 20, introdusse la "petite robe noire", vestitino nero, dalla forma a sacchetto o a grembiule, senza segni in vita, decorato spesso da polsini e colletti bianchi e accessoriato con cappelli cloche.



È degli stessi anni la moda dei gioielli fantasia: vistose e colorate pietre, creazioni di bigiotteria si alternavano a ciondoli, perle e cristalli, creando decorazioni che animavano i capi dai tagli essenziali e minimali. In quel periodo, per le strade di Deauville non era raro vedere donne con blazer maschili o giacche spencer, camicette bianche e cravatte, portate sopra gonne diritte.



Coco la rivoluzionaria aveva posto i capi maschili al servizio del guardaroba femminile e aveva accorciato la gonna poco sopra il polpaccio, senza mai scoprire una delle parti, secondo lei, meno graziose del corpo femminile, il ginocchio. Qualsiasi cosa lei facesse, grazie a quell’allure di sfida innovativa riscuoteva immediato successo, come i capelli tagliati alla garçonne nel 1920.



Nel frattempo, si delineava monsieur le tailleur. Un’immagine degli anni 30 ritrae Coco con un completo in tweed dalla linea estremamente snella, in voga al tempo: una blusa bianca, una cintura di pelle che cinge leggermente la vita, giri di perle e orchidee e un piccolo cappellino dello stesso tessuto. Il suo tailleur nel tempo sarà decorato con raffinati orli di passamaneria e dorati bottoni.



Per i suoi modelli, declinati in bianco, nero, navy e beige sceglieva stoffe morbide e cadenti, come la vigogna, il gabardine, il jersey e il tweed, una passione nata frequentando il Duca di Westminster. Non mancherà il velluto e, successivamente, una tipologia di tessuto che, per la particolare manifattura, rimarrà nella storia Chanel.



Appartengono agli anni 30, periodo in cui la fama Chanel è all’apogeo, la borsa in pelle matélassé con catenella metallica – la 2.55 e la Timeless CC, accessori icona del marchio come le celebri scarpe bicolore dal tallone scoperto, realizzate da Massaro negli anni 60 - e la maglia a righe "breton", indossata sopra a pantaloni maschili morbidi. Un must per l’epoca, indossato da dive come Jean Harlow o Joan Crawford.



Con la fine degli anni 30 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale, si chiuse una stagione formidabile per Coco, che sarà assente dalle scene per un lungo periodo, fino al 1954. Il New look e lo stile proposto da Christian Dior rappresentavano, con quell’opulente e ieratica bellezza, un’onta al suo ideale di donna. Riaprì la sua maison all’età di 71 anni, riproponendo il tanto amato tailleur e il tricot, con la collezione N. 5. Giacche senza revers abbinate a semplici gonne dritte: un nuovo successo e l’Oscar della moda Neiman-Marcus nel 1957.



Il tailleur Chanel, con una spighetta a sottolineare bordi e tasche, era un capolavoro dalle linee pulite e dal taglio sartoriale. Le misure erano prese facendo incrociare le braccia delle mannequin sulle spalle, e la caduta perfetta della stoffa era assicurata grazie a una catena di metallo posta nella fodera.



Un accorgimento molto utilizzato in seguito, soprattutto negli anni 60, per la confezione di alta sartoria. Il vezzo erano i bottoni a testa di leone, segno zodiacale della stilista, a camelia, il suo fiore preferito, o con la doppia C, dal 1959 elemento iconico della griffe.



L’essenza della femminilità Chanel è racchiusa in N°5, una tra le prime fragranze ad essere realizzate sinteticamente. Durante la liberazione di Parigi, dopo la seconda guerra, i soldati americani facevano la fila davanti al negozio di profumi in Rue de Cambon, l’unica boutique Chanel rimasta aperta nei tempi bellici.



Due gocce del profumo su Marilyn Monroe bastarono a decretarne l’eterna sensualità. L’associazione con la diva hollywoodiana fu una delle prime operazioni di marketing della storia della moda.



Molte le celebrities coinvolte, dopo: negli anni ’60, la campagna pubblicitaria di N.5 con Catherine Deneuve e, in tempi recenti, quelle con Nicole Kidman, Audrey Tautou, Keira Knightley o Vanessa Paradis. Senza particolari rimandi intellettuali, Coco ha innovato i canoni estetici di un’epoca, utilizzando materiali semplici e capi comuni, creando uno stile senza tempo, che sedusse donne come Jackie Kennedy e le figlie dell’alta società francese come Marie-Hélène De Rotschild.



Dopo la sua morte, nel 1971, la maison venne gestita dai suoi assistenti Gaston Berthelot e Ramon Esparza, e l’atelier da Jean Cazaubon e Yvonne Dudel. Nel 1978, Philippe Guibourgé si occupò invece della prima linea prêt-à-porter. Dal 1983, il testimone è passato a Karl Lagerfeld per l’Haute Couture, e dal 1984 il designer è diventato direttore creativo del marchio, compresa la croisière e gli accessori.



Oggi la griffe è la perfetta proporzione tra l’heritage della sua fondatrice, l’eclettismo di Lagerfeld e le strategie di marketing della società Wertheimer che controlla il marchio, dall’abbigliamento alla cosmetica e la gioielleria. Con il suo talento Lagerfeld ha reso Chanel una griffe di culto mondiale.



Negli anni 80, la donna Chanel, impersonata da Inès de La Fressange, ha un’immagine dinamica e cosmopolita, con pull dai richiami breton e felpe su cui sono stampati i simboli  della maison: il numero 5, le due C e le camelie. Negli stessi anni, Lagerfeld utilizza per le sue creazioni la pelle nera, fino a farne la protagonista di un'intera collezione, impreziosita da bottoni dorati con le due C.



Dal 1987, Lagerfeld diventa anche fotografo ufficiale di tutte le campagne pubblicitarie della maison, alle quali imprime la sua personale e preziosa visione di artista e creatore. Nell’autunno 1996, le top model, vestite come amazzoni moderne, si lasciano trasportare da un tapis roulant sulla passerella. È il momento della giacca: inno alla praticità, portata su pantaloni alla caviglia.



Prodotti Chanel

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Coco la Rivoluzionaria



"A tutti gli effetti, nessuno ha più fatto nulla di nuovo da allora. Tutto è ancora basato sullo stile Chanel attorno al 1925" - Walter Albini



Identity



Gabrielle Chanel, forte e ambiziosa, sovvertì la moda femminile costretta all’interno di rigidi schemi sociali. 



Chanel la "modiste" non faceva parte dell’aristocrazia parigina, né dell’alta borghesia, ma riuscì a rendere à la page gli abiti delle sartine e delle commesse anche tra le ricche signore di Deauville. Nata il 19 agosto 1883, in un villaggio nel sud della Francia, Coco fece i suoi primi passi nel mondo della moda nel 1908, creando cappelli a Parigi e, successivamente, a Deauville. In queste città e a Biarritz, aprì i suoi negozi negli anni 10.



Durante la Belle Epoque le donne, erano strizzate in rigidi corsetti e vestivano con abiti plissettati e drappeggiati, farciti da sottogonne e rinforzati. A tutto questo, si aggiungeva un gusto accentuato per i richiami esotici.



Non è difficile immaginare quanto una moda improntata a sovvertire tali canoni fosse, per l’epoca, visionaria e sfrontata. Negli stessi anni, Paul Poiret e Mademoiselle Vionnet liberarono la donna dai bustini, mentre Paquin introdusse una linea fluida e la vita a stile impero.



Mentre Coco Chanel, che vestiva da uomo, con una predilezione per la moda confortevole, androgina e sportiva - creata per assecondare il corpo non per dominarlo - voleva emancipare la donna e renderla indipendente.



È comprensibile dunque l’ostracismo che affrontò per affermarsi nei suoi primi anni di attività. Nel frattempo vi fu la Grande Guerra, durante la quale tutte le stravaganze furono sopite nel nome di una morigeratezza dei costumi necessaria in tempi bellici, e per contro la partecipazione femminile nella vita quotidiana aumenta con il lavoro e il diritto al voto.



Obiettivo di Coco era uno stile décontracté, realizzato attraverso lunghe gonne dritte, cardigan, sciolte bluse, con morbide cinture annodate in vita. E il tessuto che sembrava corrispondere alle sue esigenze era il jersey, del quale ottenne l’esclusiva nel 1916.



Nel 1920, intanto, apre la sua storica sede in Rue de Cambon al n° 31, e nel 1921 lancia la fragranza più famosa in assoluto, Chanel N. 5, seguita, negli anni successivi, da tante altre come la N. 22, Gardénia o Cuir de Russie e infine la N. 19 negli anni 70.



Ormai lontani i corsetti e le stecche di balena, la donna Chanel liberava tutta la propria avvenenza: non voluttuosamente bella, ma sportiva, lavoratrice e indipendente,  era un inno alla semplicità. Verso la metà degli anni 20, introdusse la "petite robe noire", vestitino nero, dalla forma a sacchetto o a grembiule, senza segni in vita, decorato spesso da polsini e colletti bianchi e accessoriato con cappelli cloche.



È degli stessi anni la moda dei gioielli fantasia: vistose e colorate pietre, creazioni di bigiotteria si alternavano a ciondoli, perle e cristalli, creando decorazioni che animavano i capi dai tagli essenziali e minimali. In quel periodo, per le strade di Deauville non era raro vedere donne con blazer maschili o giacche spencer, camicette bianche e cravatte, portate sopra gonne diritte.



Coco la rivoluzionaria aveva posto i capi maschili al servizio del guardaroba femminile e aveva accorciato la gonna poco sopra il polpaccio, senza mai scoprire una delle parti, secondo lei, meno graziose del corpo femminile, il ginocchio. Qualsiasi cosa lei facesse, grazie a quell’allure di sfida innovativa riscuoteva immediato successo, come i capelli tagliati alla garçonne nel 1920.



Nel frattempo, si delineava monsieur le tailleur. Un’immagine degli anni 30 ritrae Coco con un completo in tweed dalla linea estremamente snella, in voga al tempo: una blusa bianca, una cintura di pelle che cinge leggermente la vita, giri di perle e orchidee e un piccolo cappellino dello stesso tessuto. Il suo tailleur nel tempo sarà decorato con raffinati orli di passamaneria e dorati bottoni.



Per i suoi modelli, declinati in bianco, nero, navy e beige sceglieva stoffe morbide e cadenti, come la vigogna, il gabardine, il jersey e il tweed, una passione nata frequentando il Duca di Westminster. Non mancherà il velluto e, successivamente, una tipologia di tessuto che, per la particolare manifattura, rimarrà nella storia Chanel.



Appartengono agli anni 30, periodo in cui la fama Chanel è all’apogeo, la borsa in pelle matélassé con catenella metallica – la 2.55 e la Timeless CC, accessori icona del marchio come le celebri scarpe bicolore dal tallone scoperto, realizzate da Massaro negli anni 60 - e la maglia a righe "breton", indossata sopra a pantaloni maschili morbidi. Un must per l’epoca, indossato da dive come Jean Harlow o Joan Crawford.



Con la fine degli anni 30 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale, si chiuse una stagione formidabile per Coco, che sarà assente dalle scene per un lungo periodo, fino al 1954. Il New look e lo stile proposto da Christian Dior rappresentavano, con quell’opulente e ieratica bellezza, un’onta al suo ideale di donna. Riaprì la sua maison all’età di 71 anni, riproponendo il tanto amato tailleur e il tricot, con la collezione N. 5. Giacche senza revers abbinate a semplici gonne dritte: un nuovo successo e l’Oscar della moda Neiman-Marcus nel 1957.



Il tailleur Chanel, con una spighetta a sottolineare bordi e tasche, era un capolavoro dalle linee pulite e dal taglio sartoriale. Le misure erano prese facendo incrociare le braccia delle mannequin sulle spalle, e la caduta perfetta della stoffa era assicurata grazie a una catena di metallo posta nella fodera.



Un accorgimento molto utilizzato in seguito, soprattutto negli anni 60, per la confezione di alta sartoria. Il vezzo erano i bottoni a testa di leone, segno zodiacale della stilista, a camelia, il suo fiore preferito, o con la doppia C, dal 1959 elemento iconico della griffe.



L’essenza della femminilità Chanel è racchiusa in N°5, una tra le prime fragranze ad essere realizzate sinteticamente. Durante la liberazione di Parigi, dopo la seconda guerra, i soldati americani facevano la fila davanti al negozio di profumi in Rue de Cambon, l’unica boutique Chanel rimasta aperta nei tempi bellici.



Due gocce del profumo su Marilyn Monroe bastarono a decretarne l’eterna sensualità. L’associazione con la diva hollywoodiana fu una delle prime operazioni di marketing della storia della moda.



Molte le celebrities coinvolte, dopo: negli anni ’60, la campagna pubblicitaria di N.5 con Catherine Deneuve e, in tempi recenti, quelle con Nicole Kidman, Audrey Tautou, Keira Knightley o Vanessa Paradis. Senza particolari rimandi intellettuali, Coco ha innovato i canoni estetici di un’epoca, utilizzando materiali semplici e capi comuni, creando uno stile senza tempo, che sedusse donne come Jackie Kennedy e le figlie dell’alta società francese come Marie-Hélène De Rotschild.



Dopo la sua morte, nel 1971, la maison venne gestita dai suoi assistenti Gaston Berthelot e Ramon Esparza, e l’atelier da Jean Cazaubon e Yvonne Dudel. Nel 1978, Philippe Guibourgé si occupò invece della prima linea prêt-à-porter. Dal 1983, il testimone è passato a Karl Lagerfeld per l’Haute Couture, e dal 1984 il designer è diventato direttore creativo del marchio, compresa la croisière e gli accessori.



Oggi la griffe è la perfetta proporzione tra l’heritage della sua fondatrice, l’eclettismo di Lagerfeld e le strategie di marketing della società Wertheimer che controlla il marchio, dall’abbigliamento alla cosmetica e la gioielleria. Con il suo talento Lagerfeld ha reso Chanel una griffe di culto mondiale.



Negli anni 80, la donna Chanel, impersonata da Inès de La Fressange, ha un’immagine dinamica e cosmopolita, con pull dai richiami breton e felpe su cui sono stampati i simboli  della maison: il numero 5, le due C e le camelie. Negli stessi anni, Lagerfeld utilizza per le sue creazioni la pelle nera, fino a farne la protagonista di un'intera collezione, impreziosita da bottoni dorati con le due C.



Dal 1987, Lagerfeld diventa anche fotografo ufficiale di tutte le campagne pubblicitarie della maison, alle quali imprime la sua personale e preziosa visione di artista e creatore. Nell’autunno 1996, le top model, vestite come amazzoni moderne, si lasciano trasportare da un tapis roulant sulla passerella. È il momento della giacca: inno alla praticità, portata su pantaloni alla caviglia.



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